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LA VITA… DIVINA

L’Universo si presenta all’individuo come Vita, un dinamismo del cui intero segreto egli deve impadronirsi, una massa di risultati contrastanti, un turbine di energie potenziali da cui egli deve liberare un ordine supremo e un’armonia non ancora realizzata. 

​“PAROLE DAGLI SCRITTI DI MÈRE E SRI AUROBINDO”

«O Coscienza immobile e serena,

Tu vegli ai confini del Mondo come una Sfinge d’eternità.

E tuttavia ad alcuni tu riveli il tuo segreto:

costoro possono divenire il tuo Volere Sovrano

che sceglie senza preferire,

agisce senza desiderare»

L’ORA DI DIO

Vi sono momenti in cui lo Spirito abita tra gli uomini ed il Respiro del Signore aleggia sulle acque del nostro essere; ve ne sono altri nei quali si ritira e gli uomini vengono lasciati agire con la forza o la debolezza del loro egoismo. I primi sono periodi nei quali anche un piccolo sforzo produce grandi risultati e cambia i destini; i secondi, quelli in cui anche un grande lavoro porta scarsi risultati. E’ vero forse che gli ultimi sono preludio per i primi; forse il soffio del sacrificio che sale fino al cielo fa scendere la pioggia della bontà di Dio. Infelice è l’uomo o la nazione che al giungere del momento divino è addormentato o impreparato a riceverlo, perché la lucerna non è stata alimentata per accogliere l’ospite e le orecchie sono sorde al suo richiamo. Ma guai a coloro che pur essendo forti e pronti sprecano la loro forza o fanno cattivo uso del momento; vanno incontro ad una perdita irreparabile o ad una grande distruzione.
Nell’ora di Dio monda la tua anima da ogni auto-inganno, da ogni ipocrisia e da ogni vano auto-compiacimento per poter vedere chiaramente nel tuo spirito e udire la sua chiamata. Tutta la falsità della tua natura, una volta protezione dallo sguardo del Maestro e dalla luce dell’ideale, diviene ora uno squarcio nella tua armatura e ti espone ai fendenti. Se anche vinci per un momento è peggio per te, perché il colpo può giungere in seguito e abbatterti nel mezzo del trionfo. Piuttosto restando puro scaccia ogni paura

TUTTA LA VITA È “YOGA” – PARTE 2

 

Continua dalla prima parte (QUI)

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Fra i metodi dello yoga e le funzioni psicologiche abituali dell’uomo il rapporto è all’incirca il medesimo che intercorre fra la manipolazione scientifica delle forze naturali, quali l’elettricità o il vapore, e il loro funzionamento. I metodi si fondano su una conoscenza, verificata e confermata da esatte esperienze, da analisi pratiche e da risultati ripetuti. (…) Tuttavia l’utilità vera dello yoga e il suo ultimo fine non possono essere raggiunti che quando lo yoga, cosciente nell’uomo, incosciente nella Natura, coincide con la vita stessa, così che si possa ancora dire, in un senso perfetto e luminoso, guardando insieme il cammino e l’adempimento: “Tutta la vita è lo yoga”.

Ogni yoga è, per la sua natura, una nuova nascita; è una nascita fuori dalla vita ordinaria, dalla vita materiale mentalizzata, in una superiore coscienza spirituale, una più grande e più divina esistenza. Nessun metodo voga può iniziarsi e seguirsi con successo senza un possente risveglio alla necessità di un’esistenza più ampiamente spirituale. L’anima che senta l’appello verso questa grande e profonda palingenesi può giungere per varie vie al punto di partenza. Può avvenire che vi arrivi seguendo lo sviluppo naturale che la porta inconsciamente verso il risveglio, può pervenirvi attraverso una religione o una filosofia; può avvicinarvisi attraverso una graduale illuminazione o giungervi di slancio per un contatto o un’inattesa emozione; può essere indotta dalla pressione degli avvenimenti esterni o da una necessità interiore, da una sola parola che rompa i suggelli della mente, da lunghe riflessioni, dall’esempio lontano di qualcuno che ha già percorso il medesimo cammino o da un’influenza e contatto quotidiani. Per ognuno si modella, secondo la natura e le circostanze, una sua particolare chiamata.

TUTTA LA VITA È “YOGA”

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L’essenza dello yoga è il contatto della coscienza umana individuale con la coscienza divina. Lo yoga è l’unione tra ciò che nel giuoco dell’universo è stato separato dal suo vero Sé, e dalla sua stessa origine ed universalità. Il contatto può aver luogo in qualsiasi punto di questa coscienza varia e complessa che chiamiamo la nostra personalità.

Può effettuarsi nel fisico per mezzo del corpo, nel vitale attraverso il gioco delle funzioni che determinano lo stato e le esperienze del nostro essere nervoso; nella mente, sia attraverso le emozioni del cuore o la volontà attiva e l’intendimento, sia, in modo più ampio, con la conversione della coscienza mentale in tutte le sue attività.

L’IMPOSSIBILE DIVENTA POSSIBILE

Ciò che non posso fare ora è il segno di ciò che farò più tardi. Il senso dell’impossibilità è l’inizio di tutte le possibilità. Proprio perché questo universo era un paradosso e un’impossibilità, l’Eterno l’ha creato dal suo essere.

AVARIZIA E GENEROSITÀ (CONVERSAZIONI DELLA MADRE 1953)

Di seguito, estratto da una conversazione della Madre con i giovani allievi della scuola di Pondicherry (India) dell’11 Novembre 1953.


I ragazzi tornano all’ultima conversazione del 4 agosto 1929:

«Le nozioni morali comuni distinguono l’uomo generoso da quello avaro, e, in una certa società, quello avaro viene biasimato e disprezzato, mentre l’uomo generoso è stimato per la sua assenza di egoismo e la Sua utilità sociale, e lodato per la sua virtù. Ma dal punto di vista spirituale, entrambi sì trovano allo stesso livello; la generosità del primo e l’avarizia del secondo sono le deformazioni di una verità più alta, di un più grande potere divino. Vi è un potere che, nel suo movimento divino, distribuisce, diffonde, proietta liberamente le forze, le cose e tutto quanto possiede su tutti i piani, da quello più materiale fino a quello più spirituale. Dietro l’uomo generoso e la sua generosità si trova un’anima-tipo che esprime questo movimento; essa è un potere di diffusione, di larga distribuzione. Vi è però un altro potere che, nel suo movimento divino, colleziona, ammassa, raccoglie e accumula le forze, le cose e tutto quanto può essere posseduto, dal piano più materiale fino a quello più alto. L’uomo che viene accusato di avarizia è stato creato per essere uno strumento di quest’ultimo movimento.

OBBEDIRE ALL’ASPIRAZIONE DELL’ESSERE

IL MONDO PSICHICO E L’ESSERE PSICHICO

Il mondo psichico, o piano di coscienza psichica, è quella parte del mondo, come pure l’essere psichico è quella parte del nostro essere, che è direttamente sotto l’influenza della Coscienza Divina. È un mondo di armonia, dove tutto si evolve di luce in luce, di progresso in progresso. È un centro di luce, di verità, di conoscenza e di bellezza che il Sé divino, con la propria Presenza, crea progressivamente in ognuno di noi. È l’essere interiore che dobbiamo trovare se vogliamo entrare in contatto con il Divino dentro di noi. Esso è l’intermediario tra la Coscienza Divina e la coscienza ordinaria; è lui che manifesta, nella natura esteriore, l’ordine e la legge della Volontà Divina.

Invece di essere mossi dall’ignoranza, come lo sono costantemente gli esseri umani, divenite coscienti della presenza in voi di una luce e di una conoscenza eterne.
Poiché l’essere psichico è quella parte in voi che si è già data al Divino. È la sua influenza che, effondendosi gradatamente dall’interno verso l’esterno, verso le frontiere più materiali della vostra coscienza, compirà la trasformazione di tutta la vostra natura.

L’EVOLUZIONE DELLA COSCIENZA – SRI AUROBINDO

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Tutta la vita qui è uno stadio o una circostanza in un’evoluzione progressiva, che si svela, di uno Spirito che si è involuto nella Materia e sta lavorando per manifestarsi in questa sostanza riluttante. Questo è l’intero segreto dell’esistenza terrestre.
Ma la chiave di questo segreto non dev’essere cercata nella vita stessa o nel corpo; il suo geroglifico non è nell’embrione o nell’organismo, poiché questi sono solo un mezzo o una base fisica: l’unico mistero significativo di questo universo è l’apparizione e la crescita della coscienza nella vasta e muta ottusità della Materia.

La fuga della Coscienza da un’apparente Incoscienza iniziale – ma era lì da sempre mascherata e latente, poiché l’incoscienza della Materia è essa stessa solo una coscienza incappucciata – la sua lotta per trovare se stessa, la sua estensione verso la propria inerente completezza, perfezione, gioia, luce, forza, padronanza, armonia, libertà, questo è il miracolo prolungato e il fenomeno onni-esplicativo di cui siamo contemporaneamente gli osservatori ed una parte, strumento e veicolo.

Una Coscienza, un Essere, un Potere, una Gioia era qui dall’inizio, oscuramente imprigionata in questa apparente negazione di se stessa, questa notte originaria, questa oscurità e nescienza della Natura materiale. Ciò che è ed era nei secoli, libero, perfetto, eterno ed infinito, Ciò che ogni cosa è, Ciò che chiamiamo Dio, Brahman, Spirito, si è rinchiuso qui nel proprio opposto auto-creato.
L’Onnisciente si è tuffato nella Nescienza, l’Onnicosciente nell’Incoscienza, l’Onnisaggezza nella perpetua Ignoranza.

IL POTERE DELL’ANIMA SECONDO MÈRE


La Madre risponde ad un discepolo, che le chiede se l’Essere Psichico possegga qualche potere:*

Potere? È generalmente lo psichico che guida l’essere. Non si conosce nulla di ciò perché non si è coscienti, ma abitualmente è quello che guida l’essere.
Se si è molto attenti si diviene coscienti di questo fatto, ma la maggioranza degli uomini non ne hanno la minima idea. Per esempio, quando hanno deciso, nella loro ignoranza esteriore, di fare qualcosa, e malgrado la loro capacità di realizzarla, tutte le circostanze sono organizzate in modo tale che fanno qualcosa d’altro, iniziano a gridare, ad infuriarsi, a prendersela con il fato, sostenendo (ciò dipende da ciò che credono, dalle loro convinzioni) che la Natura è malvagia, il loro destino funesto o Dio ingiusto, o… non importa cosa (dipende da ciò in cui credono). Mentre, per la maggior parte delle volte, si tratta proprio dell’esatta circostanza che è la più favorevole per il loro sviluppo interiore. E, naturalmente se chiedete allo psichico di aiutarvi a confezionare una vita piacevole per voi stessi, per guadagnare denaro, avere bambini che saranno l’orgoglio della famiglia, ecc., bene, lo psichico non vi aiuterà. Ma creerà tutte le circostanze necessarie per risvegliare qualcosa in voi, così che la necessità dell’unione con il Divino possa nascere nella vostra coscienza.

ATMAN, JIVATMAN ED ESSERE PSICHICO

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È necessario comprendere chiaramente la differenza fra l’anima che si evolve (l’essere psichico) e il puro Atman, sé o spirito. Il puro sé è non nato, non passa attraverso la morte o la nascita, è indipendente dalla nascita o dal corpo, dalla mente o dalla vita o da questa Natura manifestata. Non è vincolato da queste cose, limitato, toccato, anche se le accoglie e le sostiene.
L’anima, al contrario, è qualcosa che discende nella nascita e passa attraverso la morte – sebbene non muoia essa stessa perché è immortale – da uno stato all’altro, dal piano terrestre agli altri piani e di nuovo all’esistenza terrestre.

MAYA: REALTÀ E ILLUSIONE SECONDO SRI AUROBINDO (PARTE 2)

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Continua da qui

Gli adoratori di Dio, i ricercatori della perfezione umana, coloro che innalzano l’umanità dalla natura verso la supernatura, incontrano due grandi ostacoli sul proprio cammino: da una parte la tendenza ordinaria della natura a rimanere attaccata alle conquiste del passato, rappresentate dall’ebete naturalismo dell’uomo pratico e mondano, dall’altra la tendenza esagerata a voler oltrepassare il simbolo, rappresentata non tanto dall’asceta che si ritira dal mondo, che dopo tutto, può farlo a pieno diritto, ma piuttosto dal pessimismo deprimente degli ignoranti che non vogliono fuggire il mondo, né, se tentassero di farlo, potrebbero innalzarsi fino alle vette dell’ascetismo, ma sono comunque imbevuti a livello intellettuale e dominati nel temperamento da queste dottrine distaccate e catastrofiche. Un’alba migliore sorgerà per l’India quando la nebbia si diraderà e la mentalità indiana, pur senza rinunciare alla verità di Maya, riuscirà ad intuire che si tratta solo di una spiegazione parziale dell’esistenza. L’esistenza terrena non è indispensabile all’essere o alla gioia di Dio, ma non per questo è vanità; né un’esistenza terrena liberata, libera in Dio, può essere considerata vana o falsa.

La dottrina ordinaria di Maya non è una verità semplice, ma deriva da tre diversi livelli di percezione spirituale.

MAYA: REALTÀ E ILLUSIONE SECONDO SRI AUROBINDO

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MAYA

Il mondo esiste come simbolo di Brahman ma la mente crea ed accetta falsi significati e scambia il simbolo per la realtà. Tale è l’ignoranza, l’illusione cosmica, l’errore della mente e dei sensi da cui il Mago stesso, il Maestro dell’Illusione, ci chiede di liberarci.
Tale errata valutazione del mondo è la Maya della Gita che può essere trascesa senza abbandonare la vita attiva o l’esistenza nel mondo. Anche l’intera esistenza universale è un’illusione di Maya, poiché non si tratta della realtà ultima immutabile e trascendente, ma soltanto di una realtà simbolica, di una rappresentazione della realtà del Brahman in termini di coscienza cosmica. Tutto ciò che vediamo, o di cui siamo mentalmente consapevoli come di una realtà oggettivamente esistente, è solo una forma di coscienza. Si tratta della ‘Cosa-in-sé’ dapprima manifestata in termini ed idee generate da un movimento o da un processo ritmico della coscienza e poi oggettivata nella coscienza stessa, e non realmente esterna ad essa. Di conseguenza tutte le cose hanno una realtà convenzionale fissata, ma non una realtà essenziale durevole; sono solo simboli e non la realtà che rappresentano, sono soltanto strumenti di conoscenza e non la realtà da conoscere.

Partendo da un altro punto di vista, possiamo dire che l’Esistenza, o Brahman, ha due stati fondamentali di coscienza: la coscienza cosmica e la coscienza trascendente.

COSCIENZA INTERIORE E COSCIENZA ESTERIORE

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Ci sono sempre due diverse coscienze nell’essere umano: una esteriore in cui di solito egli vive, l’altra interiore e nascosta di cui non sa nulla. Quando si pratica la sadhana, la coscienza interiore comincia ad aprirsi, si diventa capaci di interiorizzarsi e di avere interiormente ogni sorta di esperienze. A mano a mano che la sadhana progredisce, si comincia a vivere sempre più in quest’essere interiore, mentre quello esteriore diventa sempre più superficiale. All’inizio la coscienza interiore sembra essere il sogno e quella esteriore la realtà di veglia. In seguito, la coscienza interiore diventa la realtà e quella esteriore è sentita da molti come un sogno o un’illusione, oppure come qualcosa di superficiale e di esterno.

IL GIUSTO ATTEGGIAMENTO

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Il giusto atteggiamento è vedere che, quale essere separato, quale ego, non si è proprio niente, e che insistere sui propri desideri, sul proprio orgoglio e sulla propria posizione è un’ignoranza; un uomo conta solo quale spirito, quale particella del Divino, e nessuno più degli altri, ma allo stesso modo in cui tutte le anime contano per l’Anima di tutti.

CHE NE SAI?

«Pensi che l’asceta nella sua caverna o sulla vetta della montagna sia una pietra e non faccia nulla. Che ne sai? Può star riempiendo il mondo con le potenti correnti della sua volontà e cambiandolo con la pressione della sua anima (…)

IL MALE DEL NOSTRO SECOLO

La nostra epoca è malata, perché l’uomo ha perso il contatto con la propria anima. Senza dubbio, ci sono state altre epoche, periodi oscuri durante i quali l’anima si era ritirata, o era velata, ma è solo oggi che sembra essersi verificata una spaccatura definitiva, un taglio netto.
Avviene così che l’umanità non trascini più dietro sé le vecchie catene che la appesantivano ma che, nonostante tutto, la tenevano unita alla propria divina essenza; c’è stato un taglio netto e ora vaga libera.
È comparso l’eterno Nemico che ha profuso dinanzi ai nostri occhi estasiati tutto il panorama delle ricchezze e delle glorie della vita; non solo il comfort, il piacere e il benessere, ma anche le ricchezze del potere e della conoscenza; non abbiamo saputo resistere e ci siamo gettati a capofitto nella valle della tentazione dando la nostra anima come merce di scambio. Siamo ormai padroni di tantissimi campi e la nostra conoscenza e potere si estendono su una varietà di regioni immense prima ignote;

LO SCOPO DELLO YOGA [PARTE II]

Continua dalla prima parte […]

Il mondo è un movimento di Dio nel Suo stesso essere; noi siamo centri e nodi della coscienza divina che comprende e sostiene il processo del Suo movimento. Il mondo è il Suo gioco in cui gioisce di Se Stesso, Egli che è il solo ad esistere, libero, infinito e perfetto; noi siamo le moltiplicazioni di quella gioia cosciente, catapultati nell’esistenza per essere i Suoi compagni di gioco. Il mondo è una formula, un ritmo, un sistema di simboli che rivela Dio a Se Stesso nella propria coscienza; non ha una realtà materiale perché esiste solo nella Sua coscienza e nella Sua espressione. Noi, come Dio, siamo nel nostro essere interiore la Realtà espressa e nel nostro essere esteriore termini di quella formula, note di quel ritmo, simboli di quel sistema. Facciamo in modo di assecondare il movimento di Dio; giochiamo il Suo Gioco; interpretiamo la Sua formula e suoniamo la Sua armonia; esprimiamoLo in noi stessi nel Suo sistema.

LO SCOPO DELLO YOGA

Lo scopo del nostro Yoga è la perfezione di Sé e non lʹannullamento di Sé.
Esistono due sentieri che lo Yogin può percorrere, quello del ritiro dall’universo e quello della perfezione nell’universo; il primo è il risultato dell’ascetismo, il secondo si compie attraverso tapasya; il primo ci accoglie quando ci lasciamo sfuggire Dio nell’Esistenza, il secondo è compiuto quando perfezioniamo lʹesistenza in Dio. Che il nostro sia il cammino della perfezione e non della resa; che il nostro scopo sia la vittoria nel combattimento e non la fuga da ogni conflitto.

Buddha e Shankara ritennero il mondo fondamentalmente falso e miserabile, perciò la fuga dal mondo fu per loro lʹunica forma di saggezza. Ma questo mondo è Brahman; il mondo è Dio; il mondo è Satyam; il mondo è Ananda; è solo la nostra errata interpretazione del mondo, filtrata dall’egoismo mentale, ad essere una falsità e la nostra relazione sbagliata con Dio nel mondo ad essere fonte di sofferenza. Non esiste altra falsità, né altra fonte di dolore.

LE CERTEZZE DELLO YOGA

Nelle profondità si celano ulteriori profondità, nelle altezze unʹaltezza ancora maggiore. Lʹuomo giungerà più velocemente ai confini dell’infinito che alla pienezza del proprio essere, poiché quell’essere è lʹinfinito, è Dio.
Aspiro ad una forza infinita, ad una conoscenza senza limiti e ad una gioia infinita. Potrò mai ottenerla? Si, ma la natura dell’infinito è non avere fine.
Perciò non puoi dire io la ottengo, ma piuttosto io la divento. Solo così lʹuomo può ottenere Dio, diventando Dio.
Prima di giungere a divenire Dio lʹuomo può entrare in relazione con Lui. Entrare in rapporto con Dio è Yoga, lʹestasi più grande e lʹoccupazione più nobile.

L’OCCASIONE UMANA

«Agli uomini in costante yoga che Mi adorano senza pensare ad altro, apporto sicurezza e protezione».

Bhagavad Gita, IX, 22

Su questa terra e non fuori di essa dev’essere trovata la suprema Divinità; è qui che la natura divina dell’anima dev’essere sviluppata partendo dall’imperfetta natura fisica umana per scoprire, mediante l’unità col Divino, l’uomo, l’universo e l’intera verità dell’essere, per essere vissuta e farne una visibile meraviglia. In tal modo si completa il lungo ciclo del nostro divenire e si giunge allo scopo supremo.

L’ASPIRAZIONE E LA GRAZIA

Due soli poteri possono, mediante la loro congiunzione, compiere la grande e difficile opera scopo del nostro sforzo: un’aspirazione costante, ineluttabile che chiama dal basso ed una grazia suprema che risponde dall’alto. Ma la grazia suprema non potrà agire che nella luce e nella verità; non potrà farlo nelle condizioni imposte dalla menzogna e dall’ignoranza. Se dovesse sottomettersi a queste esigenze, incorrerebbe nel fallimento dei suoi stessi piani.
Ecco le condizioni di luce e di verità, le sole accettabili dalla più alta forza supermentale discendente dall’alto ed aprentesi il passaggio dal basso, per dirigere vittoriosamente la natura fisica ed annichilire le sue difficoltà. Occorre un dono di sé totale e sincero, un’apertura di sé rivolta esclusivamente verso il potere divino, un’ammissione costante ed integrale della verità che disfide, un costante ed integrale rifiuto della menzogna, dei poteri e delle apparenze della mente, del vitale e del fisico che governano ancora la natura terrestre.
Il dono di sé deve essere totale ed estendersi a tutte le parti dell’essere. Non basta che l’essere psichico risponda, che la mente superiore accetti, che il vitale inferiore si sottometta e che la coscienza fisica interiore senta l’influsso. Nulla deve esservi, in alcuna parte dell’essere, neppure nella più esteriore, che si riservi o si nasconda dietro i dubbi, la confusione, i sotterfugi, nulla che si ribelli o si rifiuti.

LA LEGGE DEL SENTIERO

Per prima cosa sii certo della chiamata e della risposta della tua anima. Infatti se la chiamata non è autentica, se non si tratta del tocco del potere di Dio o della voce dei suoi messaggeri ma di un richiamo del tuo ego, il tuo impegno porterà ad un vano fallimento spirituale o ad un grande disastro. E se solo il consenso e l’interesse mentale e non il fervore dell’anima rispondono alla chiamata divina, o se solamente i desideri vitali inferiori si lasciano attrarre dai frutti del potere e del piacere che derivano dallo Yoga, o ancora se soltanto un’emozione passeggera saltella come fiamma instabile mossa dall’intensità, dalla dolcezza o dalla maestosità della Voce, è pericoloso percorrere il difficile sentiero dello Yoga.

Gli strumenti esteriori dell’uomo mortale non hanno la forza di fargli vincere gli austeri ardori di questo viaggio spirituale e la sua Titanica battaglia interiore, di fargli affrontare le traversie terribili ed i continui cimenti, né hanno la capacità di temprarlo e fortificarlo perché possa affrontare e superare i pericoli sottili ed immensi del viaggio. Solo la volontà maestosa ed incrollabile del suo spirito

L’ENIGMA DI QUESTO MONDO – PARTE 3

– Continua dalla seconda parte (clicca qui) –

       Ciò che è inerente alla forza dell’essere si manifesta come divenire; ma quale sarà la manifestazione, le sue condizioni, l’equilibrio delle sue energie, l’ordinamento dei suoi principi dipende dalla coscienza che agisce nella forza creatrice, dal potere di coscienza che l’Essere libera da se stesso per la manifestazione. È nella natura dell’Essere poter graduare e variare i propri poteri di coscienza e determinare, secondo i gradi e le variazioni, il proprio mondo o il livello e la portata della propria rivelazione. La creazione manifestata è limitata dal potere a cui appartiene

L’ENIGMA DI QUESTO MONDO – PARTE 2

 – Continua dalla prima parte (clicca qui) – 


       Ma ancora, qual è lo scopo e l’origine della disarmonia? Perché questa divisione e quest’ego, questo mondo con un’evoluzione così penosa? Perché il male e il dolore devono insinuarsi nel Bene, nella Beatitudine e nella Pace divini? È difficile rispondere all’intelligenza umana rimanendo al suo stesso livello, perché la coscienza cui appartiene l’origine di questo fenomeno e per la quale esso è in qualche modo automaticamente giustificato in una conoscenza superintellettuale, è un’intelligenza cosmica e non un’intelligenza umana individualizzata; essa vede spazi più vasti, ha un’altra visione e cognizione e

L’ENIGMA DI QUESTO MONDO

Dopo una lunga pausa, riprendono le pubblicazioni di spunti tratti dagli scritti di Sri Aurobindo…


       Non si può negare, e nessuna esperienza spirituale lo negherà, che questo è un mondo non ideale e non soddisfacente, fortemente segnato dal marchio dell’imperfezione, della sofferenza e del male. In realtà, questa percezione è, in un certo modo, il punto di partenza della spinta spirituale – eccetto per quei pochi ai quali l’esperienza spirituale viene spontaneamente, senza esservi forzati dall’acuto, schiacciante, doloroso e alienante senso dell’Ombra che incombe sull’intero campo di questa esistenza manifestata. Rimane tuttavia il problema se questo, come alcuni sostengono, sia veramente il carattere

REALTÁ ONNIPRESENTE

Aurobindo giovaneUna volta ammesso il diritto del puro Spirito di manifestare in noi la sua assoluta libertà, e il diritto della Materia d’essere la forma della nostra manifestazione, dobbiamo trovare la verità che possa riconciliare questi apparenti opposti.
Nella coscienza cosmica, la Materia diventa reale per lo Spirito e viceversa. La Materia si rivela come la forma e il corpo dello Spirito; lo Spirito si rivela come l’anima, la verità e l’essenza della Materia. La Vita e la Mente si rivelano come aspetti e strumenti dell’Essere Cosciente supremo. Alla luce di questa concezione possiamo intravedere la possibilità di una vita divina sulla terra.
Il Brahman silenzioso e il Brahman attivo sono l’unico Brahman sotto due aspetti, e ciascuno è necessario all’altro. Le limitazioni che imponiamo al Brahman derivano da un’insufficienza d’esperienza nella mente individuale che si concentra su un solo aspetto dell’Inconoscibile e passa immediatamente a negare o denigrare tutto il resto.
È possibile per la coscienza, nell’individuo, entrare in uno stato in cui l’esistenza fenomenica sembra dissolta e perfino il Sé sembra diventare una concezione inadeguata. Ma questa non è la pienezza della nostra esperienza ultima, né la verità unica che esclude tutto il resto. Lo stesso Nirvana è compatibile con un’azione priva di desiderio e tuttavia efficace.

IL DESTINO DELL’INDIVIDUO

destino-coattoUna Realtà onnipresente è la Verità di ogni vita ed esistenza; e in tutte le sue espressioni, infinitamente mutevoli e perfino costantemente opposte, la Realtà è una e non una somma di cose.  Brahman è l’Alfa e l’Omega — è l’Unico oltre il quale nient’altro esiste.
Quest’unità, nella sua natura, è indefinibile; non esiste esperienza che possa limitarLo, non esiste concezione che possa definirLo.
Se nella fretta di arrivare all’Unità identifichiamo la Realtà con qualche stato d’essere, escludendo tutto il resto, non arriviamo a una vera unità, ma a una divisione nell’Indivisibile. Poiché anche il Molteplice è il Brahman. Tale fu l’esperienza degli antichi rishi vedici. Fu un’impazienza del cuore e della mente che cercò più tardi l’Uno per negare il Molteplice.
Brahman è entrato nella forma per godere della Sua manifestazione nella coscienza fenomenica. Brahman è in questo mondo per rappresentare Se stesso nei valori della Vita. La Vita esiste in Brahman per scoprire in sé Brahman. E il compimento dell’uomo consiste nel realizzare Dio nella vita; pur partendo da una vitalità animale, il suo obiettivo è un’esistenza divina.
La vera legge dell’autorealizzazione è una comprensione progressiva.  Così come Brahman riunisce a un tempo molti stati di coscienza, anche noi, manifestando la Sua natura, dovremmo abbracciare ogni cosa. Per quanto in alto possiamo salire, saliamo male se dimentichiamo la nostra base. Se, nella nostra attrazione verso lo Spirito, rifiutiamo la Mente e la Materia, non potremo realizzare il Divino integralmente, né soddisfare le condizioni della propria manifestazione di Sé.

L’ASPIRAZIONE UMANA

Aspirazione umanaLa più alta aspirazione dell’uomo si è sempre incentrata nella ricerca del Divino, della perfezione, della libertà, della verità e della gioia assolute, dell’immortalità. Questa ricerca sembra costituire l’elemento più essenziale della natura umana, e sopravvive anche ai più lunghi periodi di scetticismo.
Sebbene vi sia una palese contraddizione fra questa aspirazione e la condizione umana attuale, che è basata sull’imperfezione, la mortalità, la schiavitù a certe necessità meccaniche, ciò non costituisce un argomento finale contro la sua validità. Le contraddizioni fanno parte del metodo della Natura.
Questa aspirazione può essere realizzata grazie a una rivoluzione individuale, oppure per mezzo di un processo evolutivo generale.
I problemi dell’esistenza sono fondamentalmente problemi di armonia.
Armonizzare il principio vitale con la materia inanimata è stato il primo problema evolutivo che la Natura si è trovata di fronte e che cerca di risolvere sempre più efficacemente; la sua soluzione definitiva consisterebbe nella creazione di un corpo fisico libero dal decadimento e dalla morte.

IL RIFIUTO DEL MATERIALISTA

Con questo breve scritto, vi presentiamo il secondo episodio della rubrica  La Vita Divina, che prende il suo nome dall’opera omonima di Sri Aurobindo, valida ispirazione per un percorso di educazione integrale come quello che cerchiamo concretamente di fare ad Altrove (leggi qui il primo episodio).


Le due negazioni:
il rifiuto materialistico

Se lo Spirito si è involuto nella Materia, ne consegue che la Materia è una forma dello Spirito. Questi due termini — Materia e Spirito —, lungi dall’essere avversari inconciliabili, sono i due estremi dell’Essere; e, per giungere alla riconciliazione, occorre riconoscere una serie di termini ascendenti che li collegano: la Vita, la Mente, la Sopramente (e i vari piani intermedi).

Se invece affermiamo soltanto l’esistenza di un puro Spirito e di una Energia meccanica, chiamando l’uno Dio o Anima e l’altra Natura, il risultato inevitabile sarà che negheremo l’Anima, considerandola un’illusione dell’immaginazione (ed è il rifiuto del materialista), oppure ci alieneremo dalla Natura, considerandola un’illusione dei sensi (ed è il rifiuto dell’asceta). Ma in queste sterili contraddizioni la mente umana non può rimanere soddisfatta; essa cercherà sempre la riconciliazione degli opposti, cogliendo l’unità ultima senza negare l’energia del molteplice che la esprime.

LA VITA DIVINA

Opera di Aghni, artista poliedrico, guida e fondatore del Gruppo Germoglio (www.gruppogermoglio.it).

Opera di Aghni, artista poliedrico, guida e fondatore del Gruppo Germoglio (www.gruppogermoglio.it).

In questa sezione ci proponiamo di presentarvi alcuni passi di un’opera, La vita divina di Sri Aurobindo, che può aiutare non poco a far comprendere quali sono i sentieri per una Vera educazione integrale che ispirano il nostro cammino ad Altrove. Viene naturale quando si parla di Sri Aurobindo porsi una domanda: è realmente possibile sondare i piani della creazione con una tale maestria e perfezione di visione e dettagli? Trascrivere con il limite che impone la parola scritta il funzionamento e la conoscenza della Macchina Divina? Leggere Sri Aurobindo è come immergersi e sondare nello stesso tempo le profondità buie dell’umana Natura e le altezze luminose della Suprema Coscienza. Il lavoro qui proposto e condiviso è una sintesi dei due volumi The Life Divine di un’opera di circa 1100 pagine, in cui Sri Aurobindo offre una trasposizione in termini, per cosi dire, intellettuali della propria Esperienza. Dalla lettura emerge viva, se pronti, una tangibile esperienza vissuta, toccata con la propria Sostanza e non un vano sapere.

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