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L’ENIGMA DI QUESTO MONDO

Dopo una lunga pausa, riprendono le pubblicazioni di spunti tratti dagli scritti di Sri Aurobindo…


       Non si può negare, e nessuna esperienza spirituale lo negherà, che questo è un mondo non ideale e non soddisfacente, fortemente segnato dal marchio dell’imperfezione, della sofferenza e del male. In realtà, questa percezione è, in un certo modo, il punto di partenza della spinta spirituale – eccetto per quei pochi ai quali l’esperienza spirituale viene spontaneamente, senza esservi forzati dall’acuto, schiacciante, doloroso e alienante senso dell’Ombra che incombe sull’intero campo di questa esistenza manifestata. Rimane tuttavia il problema se questo, come alcuni sostengono, sia veramente il carattere essenziale di tutta la manifestazione, oppure se, almeno finché esisterà un mondo fisico, esso debba rivestire questa natura, così che il desiderio della nascita e la volontà di manifestarsi o di creare debbano essere considerati il peccato originale, mentre il ritirarsi dalla nascita o dalla manifestazione l’unica via possibile di salvezza. Per quelli che percepiscono così il mondo o in modo più o meno analogo – e questi sono stati la maggioranza – esistono ben note vie d’uscita e scorciatoie che portano alla liberazione spirituale. Ma può anche darsi che il mondo non sia così e che sembri così solo alla nostra ignoranza o ad una conoscenza parziale: l’imperfezione, il male e la sofferenza possono essere una circostanza o un passaggio dolorosi ma non la condizione stessa della manifestazione, non la vera e propria essenza della nascita nella Natura. E se è così, la suprema saggezza non starà nella fuga, ma nella spinta verso una vittoria quaggiù, in una consenziente collaborazione con la Volontà che è dietro al mondo, in una scoperta della porta spirituale verso la perfezione che sarà allo stesso tempo un’apertura per la totale discesa della Luce, della Conoscenza, del Potere e della Beatitudine divini.

       Tutta l’esperienza spirituale afferma che esiste un Permanente al di sopra della transitorietà di questo mondo manifestato in cui viviamo e di questa limitata coscienza nei cui stretti confini brancoliamo e ci dibattiamo, e che le sue caratteristiche sono l’infinità, l’esistenza in sé, la libertà, la Luce assoluta e la Beatitudine assoluta. Vi è forse allora un abisso invalicabile tra ciò che è al di là e ciò che è qui o si tratta di due perpetui opposti, e solo lasciandosi dietro quest’avventura nel Tempo, saltando al di là dell’abisso, gli uomini possono raggiungere l’Eterno? Questo sembra il punto d’arrivo di una linea d’esperienza che è stata seguita fino alla sua rigorosa conclusione dal Buddhismo e, un po’ meno rigidamente, da un certo tipo di spiritualità monistica che ammette qualche connessione del mondo col Divino ma che finisce tuttavia con l’opporli l’uno all’altro come verità e illusione. Ma c’è anche un’altra e indiscutibile esperienza: che il Divino è qui in ogni cosa così come sopra e dietro a ogni cosa, che tutto è in Quello ed è Quello quando ritorniamo dalla sua apparenza alla sua Realtà. È un fatto significativo e illuminante che colui che conosce il Brahman, pur muovendosi e agendo in questo mondo, pur sopportandone tutti gli urti, può vivere in una pace assoluta, in una luce e beatitudine assolute del Divino. C’è quindi qui qualcos’altro, oltre a quella nuda e cruda opposizione: c’è un mistero, un problema che sembra debba ammettere qualche soluzione meno disperata. Questa possibilità spirituale apre altri orizzonti e porta un raggio di speranza nella nostra esistenza decaduta.

       E sorge subito una prima domanda: questo mondo è una successione invariabile di fenomeni sempre uguali oppure c’è in esso una spinta evolutiva, un fatto evolutivo, una qualche scala ascendente che porta da un’apparente Incoscienza originale a una coscienza sempre più sviluppata e che, di sviluppo in sviluppo, continua ad ascendere, per emergere alle supreme altezze ancora al di fuori della nostra normale portata? Se così, qual è il senso, il principio fondamentale, il risultato logico di questa progressione? Tutto sembra indicare che una tale progressione è un fatto, che è un’evoluzione spirituale e non puramente fisica. A comprovarlo, esiste anche in questo caso una linea di esperienza spirituale in cui scopriamo che l’Incosciente da cui tutto ha principio è solo apparente, perché in esso si trova una Coscienza involuta con infinite possibilità, una coscienza non limitata ma cosmica e infinita, un Divino nascosto e imprigionato in se stesso, imprigionato nella Materia, ma che nelle sue segrete profondità contiene ogni potenzialità. Fuori di questa apparente Incoscienza, una alla volta si rivelano le varie potenzialità: dapprima la Materia organizzata che nasconde lo Spirito immanente, poi la Vita che emerge nella pianta e si associa nell’animale a una Mente in crescita, infine la Mente stessa che si sviluppa e organizza nell’Uomo. Questa evoluzione, questa progressione spirituale si arresta forse bruscamente qui nell’imperfetto essere mentale chiamato Uomo? O il suo segreto è semplicemente una successione di rinascite il cui unico scopo è avanzare faticosamente fino al punto in cui possa riconoscere la propria futilità, rinunciare a sé e saltare in qualche primigenia Esistenza senza nascita o in qualche Non-Esistenza? Comunque c’è la possibilità, e ad un certo punto diventa certezza, che esiste una coscienza molto più grande di quella che chiamiamo Mente, e che salendo ancora più in alto la scala possiamo trovare un punto in cui cessa il dominio dell’Incoscienza materiale, dell’Ignoranza vitale e mentale; un principio di coscienza diventa capace di manifestazione e libera, non in modo parziale o imperfetto, ma radicale e totale, questo Divino imprigionato. In tale visione, ciascuno stadio dell’evoluzione sembra il risultato della discesa di un Potere sempre più alto di coscienza, che solleva il livello terrestre e crea un nuovo strato; ma i Poteri supremi devono ancora discendere e sarà con la loro discesa che l’enigma dell’esistenza terrestre verrà risolto, e allora non solo l’anima ma la Natura stessa troverà la sua liberazione. È questa la Verità che fu vista a lampi, in modo sempre più completo, da quella linea di veggenti che i Tantra chiamavano i ricercatori-eroi, i ricercatori-divini; tale verità è forse ora quasi pronta ad essere pienamente rivelata e sperimentata. Allora, per quanto sia duro il peso della lotta, della sofferenza e dell’oscurità nel mondo, se è tuttavia questo l’alto risultato che ci attende, tutto ciò che è avvenuto prima non può essere considerato dai forti e dagli avventurosi un prezzo troppo alto per lo splendore a venire. Ad ogni modo l’ombra si dissolve; c’è una Luce divina che si protende sul mondo, ed essa non è solo un remoto Splendore incomunicabile.

       È vero che rimane ancora il problema: perché è stato necessario tutto ciò, questi rozzi inizi, questo lungo e tempestoso passaggio? Perché è stato richiesto un prezzo così gravoso e pesante? Perché sono sempre esistiti il male e la sofferenza? Riguardo al come (e non al perché) della caduta nell’Ignoranza, alla sua causa effettiva, c’è un sostanziale accordo in tutte le esperienze spirituali: l’ha prodotta la divisione, la separazione, il principio d’isolamento dal Permanente e dall’Uno; è perché l’ego ha preso una posizione indipendente nel mondo, preferendo affermare il proprio desiderio e la propria importanza invece della propria unità col Divino e della propria identità con il tutto; è perché, invece di lasciare l’unica Forza, Saggezza e Luce suprema a determinare l’armonia di tutte le forze, fu permesso a ciascuna Idea, Forza e Forma delle cose di svilupparsi fin dove poteva nella massa delle infinite possibilità, mediante la propria volontà separata e inevitabilmente, alla fine, mediante il conflitto con le altre. La divisione, l’ego, la coscienza imperfetta, il brancolamento e la lotta di un’affermazione di sé separata sono la causa effettiva della sofferenza e dell’ignoranza di questo mondo. Non appena le coscienze si separarono dalla coscienza unica, caddero inevitabilmente nell’Ignoranza, e l’ultimo risultato dell’Ignoranza fu l’Incoscienza. Da un immenso oscuro Incosciente è sorto questo mondo materiale, e da esso sorge un’anima che, attraverso l’evoluzione, cerca di farsi strada per entrare nella coscienza, attirata dalla Luce nascosta, e ascende, sebbene ancora ciecamente, verso la Divinità perduta da cui venne.

       Ma perché questo doveva accadere? Un modo comune di porre la domanda e di rispondervi dovrebbe essere fin dall’inizio eliminato, ossia il modo umano con la sua ribellione e riprovazione etiche e la sua protesta emotiva. Perché non è, come alcune religioni suppongono, una Divinità personale, sovracosmica e arbitraria, di per sé non coinvolta assolutamente nella caduta, ad aver imposto il male e la sofferenza a creature prodotte dal capriccio del suo fiat. Il Divino che noi conosciamo è un Essere infinito nella cui infinita manifestazione sono venute queste cose; è il Divino stesso che è qui, dietro a noi, a pervadere la manifestazione, a reggere il mondo con la sua unità; è il Divino stesso a sostenere in noi il fardello della caduta e delle sue oscure conseguenze. Se, lassù, Egli sta in eterno nella sua Luce, Beatitudine e Pace perfette, Egli è anche quaggiù; la sua Luce, la sua Beatitudine e la sua Pace sono segretamente qui e sostengono tutto; in noi stessi esiste uno spirito, una presenza centrale più grande delle tante personalità di superficie, e che, come il Divino supremo stesso, non è dominata dal fato che quelle subiscono. Se scopriamo questo Divino in noi, se conosciamo noi stessi come questo spirito che è uno in essenza e in essere con il Divino, questa è la porta della nostra liberazione, e vi possiamo rimanere anche in mezzo alle disarmonie di questo mondo, luminosi, beati e liberi. Questa è la testimonianza, antica quanto il mondo, dell’esperienza spirituale.

Continua…

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