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IL RIFIUTO DEL MATERIALISTA

Con questo breve scritto, vi presentiamo il secondo episodio della rubrica  La Vita Divina, che prende il suo nome dall’opera omonima di Sri Aurobindo, valida ispirazione per un percorso di educazione integrale come quello che cerchiamo concretamente di fare ad Altrove (leggi qui il primo episodio).


Le due negazioni:
il rifiuto materialistico

Se lo Spirito si è involuto nella Materia, ne consegue che la Materia è una forma dello Spirito. Questi due termini — Materia e Spirito —, lungi dall’essere avversari inconciliabili, sono i due estremi dell’Essere; e, per giungere alla riconciliazione, occorre riconoscere una serie di termini ascendenti che li collegano: la Vita, la Mente, la Sopramente (e i vari piani intermedi).

Se invece affermiamo soltanto l’esistenza di un puro Spirito e di una Energia meccanica, chiamando l’uno Dio o Anima e l’altra Natura, il risultato inevitabile sarà che negheremo l’Anima, considerandola un’illusione dell’immaginazione (ed è il rifiuto del materialista), oppure ci alieneremo dalla Natura, considerandola un’illusione dei sensi (ed è il rifiuto dell’asceta). Ma in queste sterili contraddizioni la mente umana non può rimanere soddisfatta; essa cercherà sempre la riconciliazione degli opposti, cogliendo l’unità ultima senza negare l’energia del molteplice che la esprime.

La negazione del materialista, anche se più ostinata e di più immediato successo, è meno persistente del rifiuto dell’asceta. Poiché porta in sé il proprio antidoto. L’elemento più potente di cui dispone è l’agnosticismo che, ammettendo l’Inconoscibile dietro la manifestazione, allarga i limiti del non-conoscibile fino a fargli abbracciare tutto ciò che è sconosciuto. La sua premessa, che i sensi fisici sono il nostro unico mezzo di conoscenza e che la ragione non può evadere dal loro dominio, si condanna da sola all’insufficienza e viene giocoforza superata.

Peraltro, gli avamposti della ricerca scientifica si avvicinano sempre più alle frontiere che dividono il materiale dall’immateriale. Significativo è l’orientamento della scienza verso un monismo compatibile con il molteplice.

E tuttavia, è bene riconoscere l’immensa utilità del periodo di materialismo razionalistico che l’umanità ha attraversato. Poiché non è possibile entrare con sicurezza in quel vasto campo di esperienze spirituali, se prima l’intelletto non ha acquisito, grazie a una severa disciplina, un limpido rigore; afferrato da menti non disciplinate e da sensibilità non purificate, quel campo si presta alle più pericolose distorsioni e alle più fuorvianti immaginazioni. La tendenza razionalistica del materialismo, con la sua inesausta ricerca della conoscenza, ha reso all’uomo questo grande servigio.

Il contatto con la Terra dà sempre vigore ai figli della Terra, anche quando si esplora la realtà soprafisica. Anzi, il soprafisico è pienamente conquistato solo quando i nostri piedi sono ben saldi sul piano fisico.

Gruppo Altrove