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IL POTERE DELL’ANIMA SECONDO MÈRE


La Madre risponde ad un discepolo, che le chiede se l’Essere Psichico possegga qualche potere:*

Potere? È generalmente lo psichico che guida l’essere. Non si conosce nulla di ciò perché non si è coscienti, ma abitualmente è quello che guida l’essere.
Se si è molto attenti si diviene coscienti di questo fatto, ma la maggioranza degli uomini non ne hanno la minima idea. Per esempio, quando hanno deciso, nella loro ignoranza esteriore, di fare qualcosa, e malgrado la loro capacità di realizzarla, tutte le circostanze sono organizzate in modo tale che fanno qualcosa d’altro, iniziano a gridare, ad infuriarsi, a prendersela con il fato, sostenendo (ciò dipende da ciò che credono, dalle loro convinzioni) che la Natura è malvagia, il loro destino funesto o Dio ingiusto, o… non importa cosa (dipende da ciò in cui credono). Mentre, per la maggior parte delle volte, si tratta proprio dell’esatta circostanza che è la più favorevole per il loro sviluppo interiore. E, naturalmente se chiedete allo psichico di aiutarvi a confezionare una vita piacevole per voi stessi, per guadagnare denaro, avere bambini che saranno l’orgoglio della famiglia, ecc., bene, lo psichico non vi aiuterà. Ma creerà tutte le circostanze necessarie per risvegliare qualcosa in voi, così che la necessità dell’unione con il Divino possa nascere nella vostra coscienza.

ATMAN, JIVATMAN ED ESSERE PSICHICO

*

È necessario comprendere chiaramente la differenza fra l’anima che si evolve (l’essere psichico) e il puro Atman, sé o spirito. Il puro sé è non nato, non passa attraverso la morte o la nascita, è indipendente dalla nascita o dal corpo, dalla mente o dalla vita o da questa Natura manifestata. Non è vincolato da queste cose, limitato, toccato, anche se le accoglie e le sostiene.
L’anima, al contrario, è qualcosa che discende nella nascita e passa attraverso la morte – sebbene non muoia essa stessa perché è immortale – da uno stato all’altro, dal piano terrestre agli altri piani e di nuovo all’esistenza terrestre.

L’UOMO, SIGNORE DEGLI OPPOSTI

*

Io son vasto più del vasto grande mare,
fulmineo tornado di energia divina;
fiore indifeso che trema nella brezza,
fragile più del fragile tenero giunco.

Nel mio cuore insipiente io accolgo, non so
come, l’infinita saggezza del saggio;

MAYA: REALTÀ E ILLUSIONE SECONDO SRI AUROBINDO (PARTE 2)

*

 

Continua da qui

Gli adoratori di Dio, i ricercatori della perfezione umana, coloro che innalzano l’umanità dalla natura verso la supernatura, incontrano due grandi ostacoli sul proprio cammino: da una parte la tendenza ordinaria della natura a rimanere attaccata alle conquiste del passato, rappresentate dall’ebete naturalismo dell’uomo pratico e mondano, dall’altra la tendenza esagerata a voler oltrepassare il simbolo, rappresentata non tanto dall’asceta che si ritira dal mondo, che dopo tutto, può farlo a pieno diritto, ma piuttosto dal pessimismo deprimente degli ignoranti che non vogliono fuggire il mondo, né, se tentassero di farlo, potrebbero innalzarsi fino alle vette dell’ascetismo, ma sono comunque imbevuti a livello intellettuale e dominati nel temperamento da queste dottrine distaccate e catastrofiche. Un’alba migliore sorgerà per l’India quando la nebbia si diraderà e la mentalità indiana, pur senza rinunciare alla verità di Maya, riuscirà ad intuire che si tratta solo di una spiegazione parziale dell’esistenza. L’esistenza terrena non è indispensabile all’essere o alla gioia di Dio, ma non per questo è vanità; né un’esistenza terrena liberata, libera in Dio, può essere considerata vana o falsa.

La dottrina ordinaria di Maya non è una verità semplice, ma deriva da tre diversi livelli di percezione spirituale.

MAYA: REALTÀ E ILLUSIONE SECONDO SRI AUROBINDO

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MAYA

Il mondo esiste come simbolo di Brahman ma la mente crea ed accetta falsi significati e scambia il simbolo per la realtà. Tale è l’ignoranza, l’illusione cosmica, l’errore della mente e dei sensi da cui il Mago stesso, il Maestro dell’Illusione, ci chiede di liberarci.
Tale errata valutazione del mondo è la Maya della Gita che può essere trascesa senza abbandonare la vita attiva o l’esistenza nel mondo. Anche l’intera esistenza universale è un’illusione di Maya, poiché non si tratta della realtà ultima immutabile e trascendente, ma soltanto di una realtà simbolica, di una rappresentazione della realtà del Brahman in termini di coscienza cosmica. Tutto ciò che vediamo, o di cui siamo mentalmente consapevoli come di una realtà oggettivamente esistente, è solo una forma di coscienza. Si tratta della ‘Cosa-in-sé’ dapprima manifestata in termini ed idee generate da un movimento o da un processo ritmico della coscienza e poi oggettivata nella coscienza stessa, e non realmente esterna ad essa. Di conseguenza tutte le cose hanno una realtà convenzionale fissata, ma non una realtà essenziale durevole; sono solo simboli e non la realtà che rappresentano, sono soltanto strumenti di conoscenza e non la realtà da conoscere.

Partendo da un altro punto di vista, possiamo dire che l’Esistenza, o Brahman, ha due stati fondamentali di coscienza: la coscienza cosmica e la coscienza trascendente.

IL POPOLO SOVRANO: CARITÀ, AMORE E MATERIALISMO

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Il materialismo brutale ha conquistato le masse per due ragioni sodissime: l’una positiva, l’altra negativa.
  Positivamente percepisce la civiltà come la maggior copia di bene sensibile da offrire alle moltitudini in soddisfazione dei bisogni di tutti i momenti. Le organizzazioni popolari civili sono presiedute dal concetto previdenziale della concezione materialista della vita. Quindi la politica che è scienza di governo delle moltitudini, fa officiale il criterio materialista della distribuzione equa della somma maggiore di felicità, intesa come l’intendono i materialisti puri e semplici.
  Negativamente perché sorride innanzi alla impotenza delle vecchie organizzazioni spiritualiste religiose che non possono dare niente in questa valle di lagrime e tutto rimandano a dopo … che ci è venuto un tiro secco.
  Badate, o lettori, che io non m’immischio di religioni, ma vorrei far comprendere che nella fusione di tutto l’antico scibile sui poteri dell’anima, il cristianesimo officiante cattolico, cioè universale, dovrebbe aver dato a noi tutto quello che oggi indipendenti o contro la sua capacità sociale, gli uomini vanno trovando e ricercando, tal quale come venti secoli fa nella Roma imperiale e nell’Alessandria dei filosofi. L’idea della maggior copia di benefici al popolo sulla terra non è prettamente materialista. Il fondamento essenziale della Carità e dell’Amore, che è supremamente cristiano e civile, o, meglio religioso e umanitario, presuppone il comune vantaggio dei beni della natura e della cooperazione scientifica dei più progrediti in uomini associati.
 

COSCIENZA INTERIORE E COSCIENZA ESTERIORE

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Ci sono sempre due diverse coscienze nell’essere umano: una esteriore in cui di solito egli vive, l’altra interiore e nascosta di cui non sa nulla. Quando si pratica la sadhana, la coscienza interiore comincia ad aprirsi, si diventa capaci di interiorizzarsi e di avere interiormente ogni sorta di esperienze. A mano a mano che la sadhana progredisce, si comincia a vivere sempre più in quest’essere interiore, mentre quello esteriore diventa sempre più superficiale. All’inizio la coscienza interiore sembra essere il sogno e quella esteriore la realtà di veglia. In seguito, la coscienza interiore diventa la realtà e quella esteriore è sentita da molti come un sogno o un’illusione, oppure come qualcosa di superficiale e di esterno.

TU SEI L’AMORE CON IL QUALE TI AMO

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Le memorie dolorose e spiacevoli dello stato di abbandono, di solitudine, così tanto temute dall’uomo ordinario, si associano in modo improprio al più alto grado, costruttivo nella propria non azione, di abbandono e resa a ciò che è.
È solo il guardare, il vedere per comprendere questa legge, che ci dona il potere di Esseri liberi.
In assenza di resistenza e liberi dall’affannosa ricerca di “qualcosa” o “qualcuno” si aprono le porte all’impersonale esperienza della Gioia, della Pace e dell’Amore.

I VOLTI DELLA POESIA

*

La porta della mente si schiude
appare l’armoniosa luce

dal sublime sentimento

Si fa creatura gemella
dello stato d’animo che vaga
tra l’odio, indifferenza
natura e spiritualità

L’ispirazione abbraccia amorevolmente
il profumo della vita
L’odio tremante vacilla
Il volto della tristezza
si rifugia
nella suadente solitudine
L’indifferenza
si espande di umano calore

IL GIUSTO ATTEGGIAMENTO

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Il giusto atteggiamento è vedere che, quale essere separato, quale ego, non si è proprio niente, e che insistere sui propri desideri, sul proprio orgoglio e sulla propria posizione è un’ignoranza; un uomo conta solo quale spirito, quale particella del Divino, e nessuno più degli altri, ma allo stesso modo in cui tutte le anime contano per l’Anima di tutti.

MAGIA E RELIGIONE SECONDO GIULIANO KREMMERZ – PARTE II

*

Continua dalla prima parte (qui)

L’uomo aspirante alla sua integrazione deve ragionevolmente sviluppare tutte le sue unità, non i soli piedi o il solo stomaco o il solo naso. E questo è il nodo della questione sul quale richiamo la vostra perspicacia: l’iniziatura ad una scienza reintegrativa non è a confondersi con le teosofie e le religioni che vogliono mutare l’uomo in un angelo che suona il liuto innanzi al trono divino; ma più modestamente aspira a che la bestia intelligente uomo si sviluppi fino alla purezza dei suoi poteri, sovrano del suo destino e libero e giusto padrone delle forze latenti e note che natura gli ha dato.

Se un sistema di medicina volesse ridurre tutto l’organismo umano al solo eccessivo sviluppo della sensibilità nervosa non creerebbe la sanità del corpo.
Così l’ipotesi religiosa ha dato per risultato tanti soggetti da manicomio che poi furono santificati per ammirazione delle nevropatie di tutte le forme nella storia della fede. Comprendo che vi furono dei matti generosi e veramente eroici per la loro azione sociale in tempi difficili, ma ve ne furono mille altri, delinquenti raffinati dalla teologia, che fanno disonore non solamente al paradiso, ma all’umanità.

MAGIA E RELIGIONE SECONDO GIULIANO KREMMERZ

*

Le religioni ebbero origine dall’idea di legare le masse travagliate dalle passioni bestiali ai tipi divini, per il governo loro e per modificarle alla vita sociale. Ebbero origini teocratiche o formarono dopo la loro nascita delle teocrazie. Le due grandi religioni vive, teocratiche o no, il cristianesimo e il buddismo, ci trasportarono ad un eccesso antiscientifico: lo spiritualismo, l’uomo-spirito, che la logica umana ripudia.
Comprendo che l’uomo-spirito è una idea seducente e una nobile fantasia; ma con questo non escludo che sia una eresia scientifica della scienza sacra.
Ogni eccesso è disquilibrio delle facoltà.
Stabiliamo alcune idee fondamentali, per prepararci.
Che cosa è l’uomo? Un vestito di carne e una mente che ragiona, osserva e concepisce le idee.
Non entriamo in tutto quello che han detto filosofi e religiosi.
La chiesa ci dice anima e corpo.
Lo spiritismo afferma esistere un corpo, un perispirito, uno spìrito.
La teosofia buddica ci divide in sette parti.
Noi ci sentiamo uno. Bisogna compiere uno sforzo atletico per arrivare a sentire in noi un quid diverso dal corpo, che chiamiamo mente.

EMPATIA… E COSÍ SIA

*

Oltre la barriera egoistica
un diffuso desiderio di tenerezza
mi abbraccia alla consolazione umana

Un tuffo negli occhi altrui
ed il silenzio dell’anima
nutrono i sentimenti e le emozioni

Un benevolo rispecchiarsi
nei gesti nelle parole e nel volto
esalta la mia comprensione profonda

SPUNTI PER UN’INDAGINE CONOSCITIVA

Non dovremmo mai ingannare noi stessi, poiché nostri pensieri e le nostre intenzioni si riflettono insidiosamente sugli altri.
C’è in me un’idea di forzatura, di obbligo. Questa idea si nutre delle proiezioni ad essa affini e delle influenze esterne della vita ad essa collegate. L’osservazione di questi movimenti dona chiarezza e possibilità di discriminazione.
Quello in cui sono immerso oggi, ciò che chiamo “la mia esperienza”, è il massimo, l’ideale, su cui strutturare la mia indagine conoscitiva.

COMUNICARE LA FORZA

Quando tu hai un maestro visibile, bada che la sua scienza è una face che non si dona; ma come il fuoco accende i carboni spenti, per comunione dell’Ariel elementare del fuoco egli accende nel tuo animo il fuoco della scienza e per la scienza ti comunica la forza. Il metodo desiderato dai profani dell’esposizione delle leggi dello scibile al discepolo, non è sostenibile e non è adattabile allo insegnamento della magia.
     Nella quale magia un gran rimprovero è a farsi a tutti coloro che ne discorrono, il dott. Kremmerz compreso, e cioè la vogliono insegnare con metodi impossibili alla cultura pedagogica contemporanea, ricorrendo a formole, a simbolismi, a materie viete degne di secoli di ignoranza e di tenebre.
     Ma i miei amici e nemici comprendano che non è la formola e la logologia quella che fa il mago e l’insegnamento magico – ma altra musica che il simbolismo nasconde.

LA DOPPIA NATURA DELL’UOMO

L’essere uomo, in quanto tale, deve riconoscersi quale elemento doppio: umano e divino; tocca alla propria cosxienza stabilire se essere un tutt’uno col divino o con l’umano.
L’individuo è elemento di transizione, per cui è tutto e non è niente; la sua lotta, il suo travaglio, la sua stessa impotenza derivano dal non sapersi definire e, di conseguenza, dal non sapersi unificare e integrare. Ma questa doppiezza, per fortuna, non è assoluta perché l’elemento umano è solo una “sovrapposizione” alla Pura Cosxienza […].
Nessuno potrà mai distruggere la Divinità che è nell’ente umano, perché gli è intrinsecamente connaturata; il fattore psicologico umano è una semplice proiezione spazio-temporale, una seconda falsa natura che la forza creatrice della mente ha potuto rendere verosimilmente stabile. Attualmente l’umanità vive sotto l’impressione di questa falsa natura fino ad esserne totalmente suggestionata e vittima indifesa. La verità si è capovolta: è reale ciò che appare, è falso ciò che realmente è.

Se anche soltanto “pochi” sanno decisamente distaccarsi da tale cappa ipnotica e dall’altrettanto oppio degli alibi; se sanno avere l’ardire di essere contro l’opprimente fantasma della propria immagine idealizzata

CHE NE SAI?

«Pensi che l’asceta nella sua caverna o sulla vetta della montagna sia una pietra e non faccia nulla. Che ne sai? Può star riempiendo il mondo con le potenti correnti della sua volontà e cambiandolo con la pressione della sua anima (…)

ADATTAMENTO E LIBERTÀ

Le differenti teorie evoluzionistiche hanno definito l’adattamento come un aggiustamento funzionale di un organismo vivente che, per restare in vita, si conforma al suo ambiente circostante. Se necessario si possono in effetti sviluppare certi organi o certe funzioni per adattarsi alla costante mutabilità dell’ambiente esterno. Per sopravvivere l’animale – e l’uomo – hanno bisogno di uno specifico spazio vitale organizzato dalla propria specifica peculiarità e intelligenza che si adatta in larga parte ai cicli della vita e ad immutabili leggi universali. Quando questo spazio vitale è ristretto o degradato al di là di un certo limite di tolleranza, appaiono alcune reazioni o modificazioni atte ad armonizzare questo cambio di stato, al fine di preservare la vita della specie. È questo adattamento, in linea di massima meccanico nei reami subumani, che permette lo sviluppo di differenti specie con specifiche caratteristiche, allo stesso tempo sacrificando altre varietà destinate poi nel tempo a modificarsi fino ad estinguersi: questo processo è definito “selezione naturale”.

Detto altrimenti, l’adattamento è un puro processo di preservazione e sopravvivenza. Su questo mondo sono le specie più adatte che sopravvivono alle modificazioni evolutive, e questo resta valido anche per gli esseri umani. Il termine adattamento è quindi associato a quello di selezione naturale, che indica di fatto una legge naturale, un puro meccanismo evolutivo preposto sia alla preservazione che all’estinzione.

Riassumendo, l’adattamento è una trasformazione specifica necessaria a conformarsi alle nuove condizioni di vita dell’ambiente esterno, infatti per analogia adattarsi significa sottomettersi ad una precisa legge (sociale o di natura) operante all’esterno di sé. Questo è un naturale processo della vita che tutte le specie, cosxienti o meno, adottano per sopravvivere.

IL MALE DEL NOSTRO SECOLO

La nostra epoca è malata, perché l’uomo ha perso il contatto con la propria anima. Senza dubbio, ci sono state altre epoche, periodi oscuri durante i quali l’anima si era ritirata, o era velata, ma è solo oggi che sembra essersi verificata una spaccatura definitiva, un taglio netto.
Avviene così che l’umanità non trascini più dietro sé le vecchie catene che la appesantivano ma che, nonostante tutto, la tenevano unita alla propria divina essenza; c’è stato un taglio netto e ora vaga libera.
È comparso l’eterno Nemico che ha profuso dinanzi ai nostri occhi estasiati tutto il panorama delle ricchezze e delle glorie della vita; non solo il comfort, il piacere e il benessere, ma anche le ricchezze del potere e della conoscenza; non abbiamo saputo resistere e ci siamo gettati a capofitto nella valle della tentazione dando la nostra anima come merce di scambio. Siamo ormai padroni di tantissimi campi e la nostra conoscenza e potere si estendono su una varietà di regioni immense prima ignote;

MADRE DI LUCE, GIOIA E PACE

*

Madonna di luce, Madre di gioia e di pace,
tu sei una porzione del mio sé incaricata
d’elevare lo spirito alle sue altezze dimenticate
e risvegliare l’anima ai contatti dei cieli.
Poiché tu sei, l’anima s’avvicina a Dio;
Poiché tu sei, l’amore cresce nonostante l’odio
e la conoscenza marcia indenne nella fossa della Notte.

LA TUA STRADA È IL TUO DESTINO

 

«… O uomo, gli eventi che incontri sulla tua strada,
benché colpiscan di gioia e dolore il tuo corpo e la tua anima,
non sono il tuo destino, essi ti sfiorano un attimo e passano,
persino la morte non può interrompere la marcia del tuo spirito:
la tua meta e la strada che scegli sono il tuo destino».

DESIDERIO INTERIORE: FARE PER ESSERE

Ogni cosa che pensiamo e facciamo, origina da un Desiderio interiore.

Un’Anima di Desiderio, quindi, sospinge ogni possibile creazione volgendola incessantemente verso un atto costante di perfezionamento. Un Amore potente, che arde ma non brucia mai, alimenta questo Desiderio Eterno di Creazione che anela ad unire questa separazione originaria tra moto e quiete, tra maschile e femminile, tra ogni possibile manifestazione di opposti.

LA “PERSONALITÀ MECCANICA”

Uno dei più grandi errori mentali che, dall’inizio e per molto tempo a seguire, accompagna coloro che scelgono di impegnarsi in un Lavoro di Risveglio volto allo sviluppo della propria Cosxienza, è relativo a ciò che si concettualizza e si etichetta come “io”, “ego”, “personalità”, e qualsivoglia sinonimo.
Tutti questi nomi, queste etichette, che spesso dimentichiamo essere null’altro che concetti e idee di cosa crediamo o di come dovremmo essere, fondamentalmente indicano e conducono alla medesima cosa: la struttura psicologica da trasformare, dalla quale ognuno di noi comincia il proprio viaggio personale.

IL SONNO DELLA COSXIENZA

Guardare da vicino le nostre impossibilità, i nostri limiti e accettare la menzogna che ci determina, è di fatto una presa di Cosxienza che trascende la meccanicità della non azione, del non essere e della non vita. La non vita è morte, è uno stato di morte non apparente, che non c’entra nulla con la morte biologica ma è tutto quello che, se identificati in superficie, per ignoranza crediamo “vita”.

Il vero ricercatore sa che l’identificazione nella macchina psicofisica determina il sonno della Cosxienza, è la non vita da trasformare, la morte silente della vera identità individuale in cui è identificato e da cui deve elevarsi ed evadere.

LA VERITÀ

Ma che cos’è la Verità e chi può trovarne la forma
Tra le immagini speciose dei sensi,
Tra le ipotesi ammassate della mente
E le oscure ambiguità di un mondo
Popolato dalle incertezze del Pensiero?
Perché dov’è la Verità, e quando fu udito il suo passo
In mezzo al clamore infinito del mercato del Tempo,
E qual è la sua voce in mezzo ai mille gridi
Che traversano il cervello in ascolto e ingannano l’anima?
O forse la Verità non è altro che un gran nome fulgente
O una vaga e splendida parola con cui il pensiero dell’uomo

LO SCOPO DELLO YOGA [PARTE II]

Continua dalla prima parte […]

Il mondo è un movimento di Dio nel Suo stesso essere; noi siamo centri e nodi della coscienza divina che comprende e sostiene il processo del Suo movimento. Il mondo è il Suo gioco in cui gioisce di Se Stesso, Egli che è il solo ad esistere, libero, infinito e perfetto; noi siamo le moltiplicazioni di quella gioia cosciente, catapultati nell’esistenza per essere i Suoi compagni di gioco. Il mondo è una formula, un ritmo, un sistema di simboli che rivela Dio a Se Stesso nella propria coscienza; non ha una realtà materiale perché esiste solo nella Sua coscienza e nella Sua espressione. Noi, come Dio, siamo nel nostro essere interiore la Realtà espressa e nel nostro essere esteriore termini di quella formula, note di quel ritmo, simboli di quel sistema. Facciamo in modo di assecondare il movimento di Dio; giochiamo il Suo Gioco; interpretiamo la Sua formula e suoniamo la Sua armonia; esprimiamoLo in noi stessi nel Suo sistema.

LO SCOPO DELLO YOGA

Lo scopo del nostro Yoga è la perfezione di Sé e non lʹannullamento di Sé.
Esistono due sentieri che lo Yogin può percorrere, quello del ritiro dall’universo e quello della perfezione nell’universo; il primo è il risultato dell’ascetismo, il secondo si compie attraverso tapasya; il primo ci accoglie quando ci lasciamo sfuggire Dio nell’Esistenza, il secondo è compiuto quando perfezioniamo lʹesistenza in Dio. Che il nostro sia il cammino della perfezione e non della resa; che il nostro scopo sia la vittoria nel combattimento e non la fuga da ogni conflitto.

Buddha e Shankara ritennero il mondo fondamentalmente falso e miserabile, perciò la fuga dal mondo fu per loro lʹunica forma di saggezza. Ma questo mondo è Brahman; il mondo è Dio; il mondo è Satyam; il mondo è Ananda; è solo la nostra errata interpretazione del mondo, filtrata dall’egoismo mentale, ad essere una falsità e la nostra relazione sbagliata con Dio nel mondo ad essere fonte di sofferenza. Non esiste altra falsità, né altra fonte di dolore.

RIFLESSIONI SUL KARMA… COL ‘CAPPA’ [PARTE II]

Continua dalla prima parte […]

E dove è più l’uomo, il libero uomo che assurge e si purifica e migliora, se ogni volta che paga, una stimmata nuova e profonda si riproduce nella camera oscura e misteriosa dell’anima sua in attesa di ripetere come creditore ciò che oggi ha mostrato di restituire?

Modello di orologio a ricarica automatica, questa psicologia non trova comprensione in noi, che della ascensione di noi stessi per volontà efficace facciamo un assioma indiscutibile. Il destino è più largo, più logico, più comprensibile, anche dinanzi al lumicino della ragione volgare che lo traduce con l’atavismo, quando atavismo vuol dire eredità psichica ed eredità degli elementi fisici costituenti il corpo saturniano e grave dell’uomo vivente della eredità generatrice.

Un’anima che si disincarna, per quanto eterea, conserva gli elementi sublimati del suo corpo fisico che lascia, e psichicamente conserva la memoria latente

RIFLESSIONI SUL KARMA… COL ‘CAPPA’

Dalla disuguaglianza animica, la mutabilità del destino. Il destino plastico dei pagani e degli iniziati oggi, con un barbarismo di moda, si chiama karma. La lettera K non è latina né italiana.

È spiegata la parola in occidente con lavorio di analisi proprio alla psicologia orientale. La sintesi latina faceva del Destino un dio allegorico figliuolo del Caos e della Notte: e nella mente larga e comprensiva del mitologo, dava con due tratti le sembianze alla fatalità di vite e di vicende umane.

Il corollario di un teorema dimostrato è vero se non esce dai limiti della dimostrazione che lo precede. Ogni vita, come ogni avvenimento, ha il suo epilogo inappellabile, perché ogni vita, come ogni avvenimento, è un teorema che si presenta sotto l’aspetto di un romanzo e là vita resurrettiva ne è l’epilogo. La parola in questa nostra esistenza è il fatum inviolabile, non trasgredibile, di ciò che fummo prima. Da forfaris, parlare o pronunziare, fatum è la parola detta che nessun dio ha la potestà di cancellare. L’onnipotenza di ogni qualsiasi nume, di qualunque cielo religioso, è impotente a cancellare il passato. L’avvenire

LE CERTEZZE DELLO YOGA

Nelle profondità si celano ulteriori profondità, nelle altezze unʹaltezza ancora maggiore. Lʹuomo giungerà più velocemente ai confini dell’infinito che alla pienezza del proprio essere, poiché quell’essere è lʹinfinito, è Dio.
Aspiro ad una forza infinita, ad una conoscenza senza limiti e ad una gioia infinita. Potrò mai ottenerla? Si, ma la natura dell’infinito è non avere fine.
Perciò non puoi dire io la ottengo, ma piuttosto io la divento. Solo così lʹuomo può ottenere Dio, diventando Dio.
Prima di giungere a divenire Dio lʹuomo può entrare in relazione con Lui. Entrare in rapporto con Dio è Yoga, lʹestasi più grande e lʹoccupazione più nobile.

LA NEUTRALITÀ PERFETTA DELL’HERMES [PARTE II]

Continua dalla prima parte […]

[…] Nello spiritismo, di cui tutti più o meno siete un po’ infarinati, nel maggior numero dei casi la medianità scrivente non riesce che ad accumular chiacchiere, poiché i pretesi medi non so­no neutri e, con o senza stato ipnotico o di trance, mescolano novantanove parti di piombo della loro mentalità cosciente o incosciente a un centesimo di oro ermetico.
Spesso poeti, improvvisatori, romanzieri, sono i più perfetti medi appunto perché conservano la loro neutralità: credendo di far cosa di arte dilettevole, non si preoccupano di ciò che scrivono o cantano e lasciano parlare integralmente l’ermete loro.
L’aspetto delle cose che colpiscono i nostri sensi, benché costante alla fotografia, nella riproduzione delle tinte varia col variar della luce. In noi, che abbiamo naturalmente un meccanismo di riproduzione superiore al semplice obiettivo fotografico, l’aspetto delle cose varia non solo

L’INCONTRO CON ME STESSO

Fiorente è il mio desiderio
di fondermi amabilmente
in una festa di pace
Tra le pieghe della mia vita
l’anima si nutre di emozioni

LA NEUTRALITÀ PERFETTA DELL’HERMES

Se studio un problema di geometria o percepisco una ragione riposta che armonizza due cose apparentemente contrarie, sono il senno penetrativo di Ermes.
Sono sempre io e sempre uno.
Ora una cosa sola è provata dalla esperienza: quando l’uomo è sano di corpo, senza appetiti, senza desideri, in pace con se stesso, in pace con i suoi simili e con le cose che lo circondano, è nella pienezza del suo potere giudicante. La neutralità dell’uomo di fronte allo spettacolo del mondo obiettivo lo avvicina alla verità immutabile delle immagini sensazionali che lo colpiscono, perché le appariscenze neutre delle cose del mondo sono concepite attive o negative secondo lo stato neutro, attivo o passivo dello spettatore.
Che cosa voglio intendere per neutralità? aiutatemi con la vostra penetrazione ermetica a spiegarmi: Le cose non soggette a mutare l’aspetto loro perché considerate senz’anima e senza passioni, sono costanti per natura loro (neutre) nell’apparenza che colpisce i nostri sensi. Se a questa immobilità ipotetica della loro struttura, l’uomo contrappone uno stato di concezione o percezione sensitiva senza desideri, cioè senza turbamento di quegli stessi sensi

MANIFESTO PER LA NUOVA ERA

 

L’individuo è un potente arcano dell’Essere Universale; nel piano d’esperienza umana quale “consapevolezza incarnata” ne è l’accento, l’appoggio e il fulcro di tutte le Sue operazioni.
 Man mano che l’individuo cresce in cosxienza, visione e conoscenza, e in tutti i poteri e qualificazioni divini, diventa sempre più consapevole dell’universale in se stesso, senza per questo perdere la consapevolezza di sé nell’universalità e del proprio passato, che non è cominciato e non finisce con un singolo corpo-veicolo transitorio, ma si apre a imprevedibili realizzazioni e compimenti futuri.
 Se uno Scopo dell’Universo è diventare cosxiente di sé attraverso la nostra nascita per possedere il proprio essere e fruirne, ebbene questo avviene attraverso il perfezionarsi dell’individuo che, ampliando la propria cosxienza, si rende simile all’Universo stesso.

In questo eterno giuoco cosmico l’uomo è il campo, lo spazio d’esperienza in cui l’eterna lotta dei due corsi di energie procede incessantemente con un’alternanza di attrazione e repulsione, sconfitta e vittoria; oppure è la totalità integrata e creativa entro cui le due polarità, nell’ente individualizzato, alternando gli equilibri in tonale armonia, contribuiscono all’attività della totalità creativa del divino Piano dell’Universo.
 Nella prima delle due condizioni, l’uomo opera come un essere sottomesso e condizionato dalle leggi di natura, e la sua vita e la sua esperienza oscillano tra alto e basso, vero e falso, interno ed esterno, individuale e collettivo, vita e morte, rinascita e ancora una volta morte; il motivo predominante in questo spazio d’esperienza è “azione condizionata e istintiva”.
 Nel secondo caso l’uomo, individualizzato, è un essere condizionato dallo Spirito, operatore attivo dell’espressione del Destino, eppure profondamente radicato nello Spazio silenzioso dell’Opera.
 Egli, consapevole fulcro delle operazioni divine, esprime la propria umanità nel flusso allotropico degli opposti includendone, esperienza dopo esperienza, tutte le tendenze, qualità e poteri.
 La Presenza, totalità in ogni entità vivente, allora si rivela senza essere “limitata” dalle fisse leggi di natura e dalle forze-energie che agiscono attraverso essa; il motivo caratteristico in questo caso è “crescita cosxiente del Significato e del Sé immortale”.
Lo Spirito si realizza in un’essenziale dualità; la Natura ne risulta svelata e trascesa; il Verbo rivela; l’Iniziato ne è strumento, servitore e opera.

SEMI DI UN MONDO FUTURO

Sento che siamo alla  soglia di una nuova era e che ora abbiamo bisogno, più che altro, di un nuovo approccio alle relazioni umane e all’organizzazione sociale.

Abbiamo bisogno di un approccio planetario, abbiamo bisogno di un approccio sintetico.

Abbiamo bisogno di qualcosa in cui l’individuo impari la propria funzione nel mondo perché se devi avere un mondo globale, l’individuo deve essere così ben radicato nella propria identità che può permettersi di cooperare con altre persone in tutto il mondo, indipendentemente dalla loro cultura, razza, tradizioni e così via. È molto importante, quindi, che uno debba imparare a stabilirsi nella propria identità.

Abbiamo bisogno di un nuovo tipo di essere umano.
Abbiamo bisogno di qualcosa che non si basi più, tanto, sul conflitto, ma su una piena accettazione dell’essere umano totale

LA PASSIONE PER LA… MEDITAZIONE

Simile ad un incanto avvertii l’incessante desiderio
di rivolgermi al messaggio spirituale meditativo
Proveniente dalla divina creazione: chi sono io?
Senza il tuo amorevole amore non mi sento giulivo

Mi rispose che il suo nome è come il mio e risiede nel mio cuore
palpita, respira e gioiosamente celebra l’esistenza

L’OCCASIONE UMANA

«Agli uomini in costante yoga che Mi adorano senza pensare ad altro, apporto sicurezza e protezione».

Bhagavad Gita, IX, 22

Su questa terra e non fuori di essa dev’essere trovata la suprema Divinità; è qui che la natura divina dell’anima dev’essere sviluppata partendo dall’imperfetta natura fisica umana per scoprire, mediante l’unità col Divino, l’uomo, l’universo e l’intera verità dell’essere, per essere vissuta e farne una visibile meraviglia. In tal modo si completa il lungo ciclo del nostro divenire e si giunge allo scopo supremo.

ZED

Cosa vedrò?…Vedrò colori
nascere da colori
e suoni
esalare da suoni.

Non sarò tanto cieco e tanto sordo
da perdere la gioia
dei silenzi del mare,
dei riposi del cielo
svaniti in un respiro…

IL MODELLO ICASTICO

Di seguito un estratto dal Terzo Atto de La Sacra Realtà, UN TUFFO DAL PROFONDO – LA FONTE INESAURIBILE.

«Noi uomini viviamo tra due mondi o stati d’Essere: il mondo esteriore, rappresentato dalla vita quotidiana ordinaria, e il “misterioso” mondo interiore, fatto di pensieri, emozioni, sensazioni, istinti e attività soggettive classificate genericamente come “psichiche” e “spirituali”.
Per l’uomo entrambi questi mondi sono, seppur speculari, modelli reali e le energie-forze che vi operano sono trasmutabili e interscambiabili da un mondo all’altro, mutando solo nella densità vibrazionale di manifestazione. I modelli formati da tali scambi, o se si vuole compartecipazioni, sono quelli per mezzo dei quali viviamo, per cui alterandoli o sostituendoli possiamo alterare e trasformare noi stessi e viceversa. In estrema sintesi, siamo interdipendenti, e una nostra individuale modificazione, per legge, crea modifiche sui piani corrispondenti.
Se fosse stato possibile scoprire o formulare il Modello Perfetto e seguirlo fedelmente, allora saremmo la razza Perfetta. Ma guardando al nostro passato e presente è evidente che per ora, nonostante la buona volontà profusa, abbiamo fallito nello scopo, e non perché siano mancati i tentativi.
Ogni religione, filosofia, codice, civiltà e credo si è cimentato nell’impresa, ma sono state messe a punto così tante iniziative e utilizzati così tanti mezzi che si è creata una grande confusione fra i vari sistemi e qualsiasi scelta selettiva individuale è diventata più che altro una questione di istinto o inclinazione verso un determinato modello, che nel tempo si è rivelato disarmonico e perfino nefasto.

[…] Tuttavia, la realizzazione dell’unità non è più appannaggio di singoli individui, di macro-concetti religiosi e nemmeno di nuovi paradigmi politici e culturali: lo abbiamo già fatto e rifatto.
Piuttosto dovremmo pensarci attraverso un Principio unitario, un Modello icastico che comprende tutto il sapere e che includa tutte le possibilità e possa essere la causa di tutte le causalità.
Se guardiamo ai più importanti modelli-sistemi esistenti, notiamo che tutti hanno finito per produrre un modello di base, il quale, essendo riuscito a influenzare per secoli un gran numero di individui, si è rivelato in qualche misura efficace, tuttavia senza mai condurre all’Armonia.
A nostro parere, fintantoché si resta sul piano delle immutabili Leggi del Principio di Polarità, ogni modello adottato dall’uomo sarà inesorabilmente destinato ad esaurirsi; ad ogni massimo un minimo, ad ogni flusso innovativo seguirà un reflusso involutivo; ad ogni vita sopraggiunge inesorabile la corrispondente morte. Ma un Modello Perfetto sarebbe solo un vaneggiare in sterili ideali. Invece, è cosa assai ragionevole che l’uomo si orienti, attraverso l’impersonalità dell’anima Divina e con ampio spirito d’adattamento, a creare modelli adeguati ed integrati alle circostanze del momento. Questo per rendere possibilità un nuovo Rinascimento non solo di un popolo o di una razza, ma dell’intera specie.

Ogni modello-idea, seppur scaturito dalla più alta e suprema vetta Principiale, decaduto nel piano della generazione-forma si costringe alla ferrea legge di natura, producendo una mimesi ‘inferiore’.
Per far sì che un Modello riveli una mimesi icastica, e cioè non corruttibile poiché ispirato a Leggi universali spirituali dell’emisfero Superiore, abbiamo bisogno che parli un linguaggio a noi intelligibile. Dobbiamo innanzitutto assegnare alla sua struttura simbolica dei significati traducibili, e l’unico modo per farlo è per mezzo di un lavoro pratico e contemplativo su di esso. Ogni modello ispirato a tale scopo deve essere connesso a idee che conducano la cosxienza esploratrice da una dimensione di esperienza a un’altra, concretizzando Opere ispirate ad un Ordine spirituale e superiore.
Detti concetti devono essere reciprocamente accettati dalle Intelligenze presenti – gli individui che adottano tale modello – sui vari piani d’esistenza e su entrambi i lati del velo che divide il mondo interiore da quello esteriore.
Un Modello icastico, per analogia, opera in relazione alla cosxienza proprio come un computer, dove le informazioni vengono inserite, immagazzinate in banche dati e poi prelevate su richiesta. La differenza tra questo modello e un computer sta nel fatto che, mentre una macchina può lavorare solo con il suo programma integrato, un paradigma di questo tipo opera attraverso la “cosxienza intelligente” degli esseri viventi compartecipi, potenzialmente incarnata in questi soggetti oppure no. Esso agisce, attraverso facoltà mentali superiori quali l’Ispirazione, la Rivelazione e l’Intuizione, come una sorta di scambio universale consapevole attraverso l’intero flusso della cosxienza – dall’alto al basso, dal dentro al fuori e viceversa – che condivide il suo schema, e ciò ha una portata e una potenzialità incalcolabili.
Un paradigma cosxiente sostenuto da un’alta Aspirazione al Divino è molto di più di un semplice modello ‘pensante’ o religioso: è prima di tutto un Modello esistenziale sul quale tentare di organizzare le nostre vite, e dal quale far sbocciare la vita Divina sulla Terra. Per intraprendere questo processo è essenziale esplorare il Modello stesso e comprenderne le innumerevoli possibilità, ma non con la superficialità con cui è stato fatto finora, bensì investigando con attenzione, passo dopo passo, partendo dal nostro mondo ordinario, muovendoci sia dentro che fuori, in basso e in alto, esplorando così le vaste profondità dell’Anima e le inesplorate vette dell’Essere.
I Modelli Principiali non hanno forma, nonché siano Entità reali, cosxienti e autorisplendenti. Così appaiono al vedente le loro immagini, totali, non separate, senza limiti, vasti fulcri di possibilità che attendono che la cosxienza dell’uomo possa condurli a “formazione”. Un Modello icastico è dunque un seme che precipita dal Futuro, un’Archè frutto di un’intuizione che si riveste di sostanza per precipitare nella forma».

Fonte: Hermes, La Sacra Realtà, Atto III: Un Tuffo dal Profondo – La Fonte Inesauribile, Sei Altrove Edizioni, 2020 (pag. 137-142)

 

 

 

 

L’ANIMA ANCESTRALE

Il divino mistero itinerante
Celebra
il senso profondo dell’esistenza
Cavalca i raggi del sole
radiosamente raggiunge
il centro del cuore
Penetra
nel respiro sonnolento
infiamma i palpiti