“L’Uomo contemporaneo è paragonabile a un pesce di un grande fiume che, abbandonato al flusso, si lascia trasportare nella direzione determinata dalla corrente. Chi si oppone alla corrente viene respinto, e ancor più contrastato dai corpi galleggianti di chi si lascia trasportare inerme dal fiume della Vita”…
Ma… “che senso ha vivere senza poter decidere cosa sperimentare e che direzione prendere?“.*
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Ispirati da queste parole, Mel e Yapos del Gruppo Altrove dialogano con Andrea Riccucci, del team di Tenet22, portale interattivo di Conoscenza che ha dedicato l’ultima edizione della propria rivista digitale agli scritti de “La Via della Rosa“.
Insieme, parlano di nuove prospettive possibili per l’Esistenza Umana, al di là delle illusioni personali e collettive che ci mantengono in orizzonti decisamente più ristretti, limitanti e soffocanti di quelli a cui possiamo invece Aspirare a Vivere.
“La paura è uno dei più grossi ostacoli per sperimentare l’Essenza della Vita. Una mente intrappolata dalla paura vive nella confusione, nella sfiducia, nel conflitto, nell’inganno e perciò è insicura, petulante, ipocrita, cinica.
Vivendo in modo superficiale, educati alla competizione e alla scarsità da una società corrotta e culturalmente instupidita, siamo sovraccarichi di paure, e la paura è una condizione che deforma, distorce e intorpidisce i nostri giorni, i nostri sogni, le nostre intere vite.
Abbiamo sempre paura di qualche cosa: non esiste la paura in forma astratta, essa ha sempre una causa, è sempre in rapporto a qualcuno o a qualcosa.
Conosciamo le nostre paure? (…)
Che cosa facciamo nei confronti di queste paure?
«La rivoluzione, nei suoi aspetti violenti, è a vari gradi sempre espressione di scarsità e deficienza.
Essa, infatti, implica che il popolo in generale sia ancora così oppresso dalla mancanza e dalla paura, così non risvegliato mentalmente e così rigidamente controllato da meccanismi di scarsità sociale, religiosa ed economica, che non possa partecipare alla metamorfosi evolutiva della società se non in modo puramente passivo e cieco.
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Il materialismo brutale ha conquistato le masse per due ragioni sodissime: l’una positiva, l’altra negativa.
Positivamente percepisce la civiltà come la maggior copia di bene sensibile da offrire alle moltitudini in soddisfazione dei bisogni di tutti i momenti. Le organizzazioni popolari civili sono presiedute dal concetto previdenziale della concezione materialista della vita. Quindi la politica che è scienza di governo delle moltitudini, fa officiale il criterio materialista della distribuzione equa della somma maggiore di felicità, intesa come l’intendono i materialisti puri e semplici.
Negativamente perché sorride innanzi alla impotenza delle vecchie organizzazioni spiritualiste religiose che non possono dare niente in questa valle di lagrime e tutto rimandano a dopo … che ci è venuto un tiro secco.
Badate, o lettori, che io non m’immischio di religioni, ma vorrei far comprendere che nella fusione di tutto l’antico scibile sui poteri dell’anima, il cristianesimo officiante cattolico, cioè universale, dovrebbe aver dato a noi tutto quello che oggi indipendenti o contro la sua capacità sociale, gli uomini vanno trovando e ricercando, tal quale come venti secoli fa nella Roma imperiale e nell’Alessandria dei filosofi. L’idea della maggior copia di benefici al popolo sulla terra non è prettamente materialista. Il fondamento essenziale della Carità e dell’Amore, che è supremamente cristiano e civile, o, meglio religioso e umanitario, presuppone il comune vantaggio dei beni della natura e della cooperazione scientifica dei più progrediti in uomini associati.