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IL VIAGGIO DEI FIGLI DEL TEMPO

Inauguriamo la rubrica Numinum Nectar (il “Nettare dei Numi”) con questo canto, tratto dal poema Savitri di Sri Aurobindo. 

Fragile miracolo d’argilla pensante,
armato di illusioni marcia il figlio del Tempo.
Per riempire il vuoto attorno ch’egli sente e paventa,
il vuoto da cui venne e verso il quale va,
egli magnifica il suo sé e lo chiama Dio.
Invoca i cieli a soccorrere le sue dolenti speranze.
Vede al di sopra di sé con un cuore anelante
spazi desolati più incoscienti di se stesso
che nemmeno possiedono il suo privilegio mentale,
e son vuoti di tutto salvo del loro azzurro ideale,
e li popola di poteri luminosi e misericordi.
Ché il mare ruggisce attorno a lui e la terra trema
sotto i suoi piedi e ‘l fuoco é alle sue porte,
e la morte in cerca di prede latra nelle selve della vita.
Spinto dalle Presenze cui aspira,
offre la sua anima in santuari implacabili
e riveste ogni cosa della bellezza dei propri sogni.
                 

Sri Aurobindo
da Savitri, Libro IX (
il Libro della Notte Eterna),
Canto II
(“Il Viaggio nella Notte Eterna e la Voce della Tenebra”)

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