Se arriviamo a spogliarci delle passioni, ci avviciniamo alla verità.
Con le passioni che ci tormentano è inutile pensarci.
Con un regime sobrio di vita, senza eccessi, il corpo si fortifica. Se siete ammalati, digiunate. Rivolgete questo regime alle passioni e ai desiderii.
Le passioni (da passio) sono sofferenze per desiderii non conseguiti o non soddisfatti abbastanza. Desiderate sobriamente e, quando il desiderio eccede, astenetevi.
Questa ginnastica vi rende padroni di voi. Cosi potrete acquistare l’abito della sincerità e dire a voi stessi: io sono un uomo debole e devo correggermi — o io sono un pigro e devo essere solerte — o io mi sento un satiro e voglio diventare un uomo.
Quest’ultimo esempio vi indichi che ciò che più ci allontana dalla integrazione dei poteri umani, il peccato peggiore, è il desiderio della voluttà, la cupidigia del possesso sessuale. È la cosa che fa scendere l’uomo civile al livello dei mandrilli.
Dunque, mi domanderete, bisogna essere della scuola di S. Antonio Abate e casti come anacoreti per pervenire?
No, miei cari amici, bisogna non prostituirsi mai, perché l’uomo e la donna si prostituiscono e scendono dal piedistallo umano quando si danno per la carne. È come il vizio della gola. Il bisogno di vivere ci deve provvedere il cibo che ci appetisce, ma, senza il bisogno già soddisfatto, se mangiamo per sentire il sapore delle vivande, siamo dei maiali con l’apparenza umana. Analogicamente è la prostituzione dell’uomo, nel quale non è l’appetito prettamente fisico che lo deve determinare ad una soddisfazione degli istinti; mai un desiderio impuro turbi la vostra carne, e sempre impuro considerate ogni desiderio sessuale in cui la respirazione della materia più grave vi chiama al sacrificio della vostra dignità di uomo o di donna.
Considerate la cupidigia non come i cristiani cattolici, ma come gli uomini più evoluti.
Una delle cose più aristocratiche della vita umana è la propria donazione intera, in un attimo di oblio dell’universo, per¬ché in quell’attimo tutto l’universo sfavilla e vibra in noi. È aristocratico e divino quando un amore vero, profondo, intenso, che è comprensione, è luce, è manifestazione di un mondo nascosto agli occhi delle bestie, ci domanda il sacrificio dell’atto nella sua nobiltà di pensiero e d’immagine. È la più sozza delle cose quando l’amore vero e immenso è assente e la lascivia dell’ozio e del sangue ci infanga.
Quindi intendetemi e separatevi dalle forme religiose che questo non hanno inteso mai; è prostituito il sacramento del matrimonio quando il prete benedice una coppia che si unisce senza amore; è rotto lo stesso sacramento in cui l’amore, che univa una coppia di sposi, ne ha disertato la casa; è benedetto da tutti i numi del cielo olimpico ogni aristocratico olocausto in cui l’uomo non oblia che è il dio vivente e vissuto.
Giuliano J. M. Kremmerz