In questa puntata inauguriamo la rubrica “Una voce dal silenzio” con la testimonianza di Roberta, che riporta la sua esperienza concreta di approccio ad un Lavoro su di sé, a contatto con le variegate sfaccettature della vita, come ad es. il ruolo di madre, la famiglia di appartenenza, i percorsi di vita alternativi, la ricerca della sincerità e dell’autenticità.
Bisogno, desiderio, volontà, ambizione… e Aspirazione. Diverse parole, diverse sfumature di una Scala Cosmica a cui siamo collegati, che nel segreto desiderio di un miglioramento personale ci muove per contribuire ad un’Evoluzione più ampia.
Insieme, parliamo anche delle sfaccettature dell’egoismo, visto anche nel suo lato evolutivo come motore per il rispetto di sé stessi, accogliendo le testimonianze degli ascoltatori.
In questa puntata prendiamo spunto dal pensiero settimanale pubblicato sul blog di Altrove (vedi qui) per parlare dell’Iniziazione, vista dagli Altronauti, ovvero come transizione verso una fase nuova della vita che si può sperimentare superando… gli ostacoli che la Vita stessa, maestra, ci pone lungo il cammino.
“Chi cerca di ritornare al proprio stato Originario, deve inevitabilmente affrontare l’ombra che dimora in se stesso, altrimenti la stessa spiritualità diventa semplicemente fonte di conforto e di compensazione”.*
Ne parliamo in questa puntata, toccando vari aspetti della nostra esistenza, come la differenza tra una spiritualità come forma di conforto ed un Lavoro su di sé, la natura del desiderio e del “vuoto” che attraverso di esso cerchiamo di colmare, nonché lo stimolo che da esso proviene per migliorare noi stessi e, dunque, evolvere davvero.
“…Ogni avversità che sperimentiamo è un elemento assolutamente positivo, è una possibilità che si mostra all’uomo sotto mentite spoglie.
Per quanto possa sembrarci difficile, per essere allineati con la Vita dobbiamo dare il benvenuto alle difficoltà che incontriamo nel nostro cammino; nel limite che ci è concesso non tentare di evitare gli ostacoli, perché se visti sotto la giusta luce si rivelano sempre vive possibilità di evoluzione spirituale. Come l’antidoto al morso velenoso di un serpente è contenuto nel veleno stesso, così la Luce è racchiusa negli ostacoli della vita…”.*
Ne parliamo con gli ascoltatori degli Altronauti in questa puntata di Epifania. Potete ascoltare il podcast di seguito:
Il nostro Sé è come la Fiamma di una lampada a petrolio: perché possa illuminare la nostra vita è necessario mantenere pulito il vetro che la circonda; così anche dentro di noi, è necessario emendarci da credenze ed abitudini che offuscano l’espressione della nostra Luce, sebbene siano spesso talmente solidificate che ci identifichiamo in esse, dimenticando quanto sia luminosa la nostra Fiamma.
Tale opera di pulizia richiede, in un Lavoro di Autoconoscenza, una graduale opera di “sincerizzazione” con noi stessi, per sviluppare Discernimento e capacità di Distacco.
Riconoscere la Realtà, soprattutto quando questa contrasta con le illusioni di cui ci nutriamo, è un punto imprescindibile per poter conoscere se stessi senza maschere e giustificazioni.
Ne parliamo insieme a Martina, che condivide con gli ascoltatori l’esperienza vissuta sia nel centro Altrove sia nella vita “quotidiana”, portando testimonianza di come il contatto con un Insegnamento l’abbia aiutata a discernere tra ciò che è reale e ciò che è illusorio.
Ascoltiamo e commentiamo insieme agli ascoltatori di Radio Cooperativa un intervento del famoso direttore d’orchestra Riccardo Muti, focalizzandoci soprattutto sulla funzione che costui attribuisce alla Musica di edificatrice di una società Armoniosa, osservando le analogie tra le sue parole e l’Armonia (o la disarmonia) a cui possiamo contribuire, iniziando dal nostro piccolo spazio di esperienza quotidiano.
In questa puntata parliamo della Saggezza, ovvero di una forma di Conoscenza esperienziale e qualitativa, diversa dalla semplice erudizione, che è invece fondata sulla quantità di dati trasmessi o ricevuti. Una Saggezza poco presa in considerazione, rispetto all’enorme importanza che l’analisi intellettuale ha assunto nella vita odierna, rispecchiata dal dominio del sapere specialistico sopra ogni altra forma di conoscenza e di Coscienza, e che spesso è da ricercarsi proprio… dentro di noi.
Ispirati dalle profetiche parole di Dane Rudhyar*, proseguiamo il tema inaugurato nella puntata precedente, chiedendoci come potrebbe essere una Società edificata sul Paradigma della Qualità, sin dall’educazione dei fanciulli, e se tale mondo, apparentemente lontano dal manifestarsi all’esterno, possa già esistere in potenza nelle piccole, grandi vite di alcuni di noi.
In questa puntata parliamo di una visione del mondo e della Vita fondata sulla Qualità e su come possa differenziarsi da una visione fondata invece sulla Quantità, chiedendoci soprattutto in che modo quest’ultima condizioni e plasmi le nostre credenze e le nostre emozioni, sempre più standardizzate, e le nostre vite, sempre più dis-umanizzate.
Durante la puntata vengono accolti gli interventi in diretta degli ascoltatori, intervallati alla lettura di alcuni scritti di Dane Rudhyar, tratti dal libro Possiamo Ricominciare Insieme*.
Traiamo ispirazione dal libro “La Meraviglia dell’Essere” di Jeff Foster per parlare della paura della morte, e di come questa paura ci condizioni di fondo anche nelle piccole scelte di vita quotidiana, nonché del ruolo della cultura di origine e dell’ambiente familiare nella costruzione della nostra personalità, che spesso vorremmo… immortale.
Il dialogo con gli ascoltatori arricchisce la puntata di validi elementi di riflessione in proposito.
In questa puntata dialoghiamo con Daniela Colavitti, che condivide con gli ascoltatori di Radio Cooperativa le esperienze vissute lungo il cammino (non solo metaforico) e la visione maturata su temi che ci riguardano da vicino, come l’attaccamento, il senso di proprietà, la preoccupazione per il futuro, ed altre abitudini che ci trattengono e ci distraggono dalla possibilità di assaporare pienamente il momento presente, quel “Regno dei Cieli”… in Terra, che attende di essere scorto da noi. Sì, anche da te.
Buon ascolto.
Ognuno di noi, ogni giorno, racconta e si racconta una storia, ovvero la propria “storia” personale che lo aiuta a definire la propria identità e funge da filtro attraverso cui osservare e giudicare la realtà, e reagire agli eventi della vita.
Eppure, quante altre storie sono possibili, che la nostra visione non comprende, quante altre interpretazioni, di fronte alla Realtà, che di per sé è priva di storie, neutra come un mare calmo in cui compaiono qua e là piccole increspature.
In questa puntata descriviamo le due categorie di ostacoli che ritardano il processo di Risveglio, ovvero le “disposizioni che si oppongono alla correttezza della ricerca”, imputabili all’eredità immediata o educazione difettosa, e le “resistenze inerenti al carattere di ogni individuo”, comunemente chiamate “difetti”, che hanno radici nel nostro mondo subcosciente e non possono essere eliminate, bensì orientate positivamente.
La disamina dell’argomento è un’occasione per parlare del “principale ostacolo all’abolizione di tutti questi ostacoli”, come lo definisce Isha de Lubicz, ovvero la scusa: le giustificazioni che quotidianamente inventiamo per legittimare le debolezze del nostro comportamento.
In questa puntata parliamo delle abitudini, ovvero “le vecchie strade sulle quali le nostre cellule ataviche ci trascinano” secondo Isha de Lubicz: abitudini personali e abitudini acquisite dalla nostra stirpe, insieme a facoltà e credenze, che possono essere un ostacolo oppure uno strumento utile di crescita, in virtù del grado di Coscienza con cui li possiamo illuminare.
Il dialogo con gli ascoltatori e la lettura del testo di Isha de Lubicz ci permettono anche oggi di toccare i temi più Essenziali inerenti alla condizione umana e alla necessità, o meno, di un Lavoro su di sé.
Riprendiamo il filo della puntata precedente dedicata alla sentimentalità per approfondirne alcuni aspetti, soprattutto legati al “diapason delle nostre preferenze personali”, che determina le ordinarie “reazioni” emotive umane.
Reazioni “artificiali” rispetto alla spontaneità del contatto diretto con la coscienza istintuale o con il piano spirituale: unici due piani reali secondo Isha de Lubicz, con i quali ci relazioniamo spesso attraverso l’intermediazione del piano emotivo e del piano mentale, non sempre fedeli traduttori dell’originario messaggio che la realtà ci trasmette…
“La sentimentalità è la falsa relazione creata dall’immaginazione fra la Natura e noi stessi”.
“Quando un fatto naturale ci commuove, questa emozione può essere vera o falsa”, a seconda che agisca spontaneamente e direttamente sui nostri centri vitali, oppure che risuoni attraverso il diapason delle nostre preferenze personali.
Prendendo ancora spunto dal testo di Isha de Lubicz dedicato alla preoccupazione personale, trattiamo il tema del paradosso nella vita ordinaria e nel Lavoro su di sé, spiegando perché questo Lavoro sia “contro natura” e cosa si intenda con tale affermazione, alla luce dell’esperienza del Centro Altrove e dell’Educazione integrale ivi praticata come modalità di apprendimento ed Autoconoscenza.
“La lotta per la sovranità del Sé sull’Io è una danza su una corda tesa e un eterno paradosso”.
Con questa emblematica citazione di Isha Schwaller de Lubicz affrontiamo il tema della preoccupazione personale, che negli aspetti pratici della vita può esserci utile se non indispensabile, ma sul piano “essenziale” può risultare addirittura deleteria. Il perché… lo scoprirete nel corso della puntata.
“L’Io Cosciente […] può subito far partecipare l’essere umano allo stato inferiore del regno sovrumano, grazie alla padronanza sul suo Automa, tuttavia non può raggiungere lo stato superiore, che è la sua rigenerazione mediante il Testimone spirituale, finché si fa limitare dalla più funesta delle soddisfazioni: la soddisfazione di se stesso”. *
“Felice il cuore insaziabile!
Colui che è soddisfatto delle cose mediocri non ha empito sufficiente per raggiungerne delle più grandi; colui che è appagato dalle apparenze del mondo terreno, non ha la capacità necessaria per assorbire i doni celesti”.
Provocatorie parole che provengono dall’esperienza di Isha Schwaller de Lubicz, messa nero su bianco nell’opera “L’Apertura del Cammino” (1957), con cui iniziamo un ciclo di puntate dedicate agli ostacoli che si presentano lungo la strada della Reale conoscenza di noi stessi. A partire dalla “soddisfazione”.
“La vera Conoscenza consente di saper riconoscere, sublimare, trasformare e utilizzare tutte le Forze, anche quelle che definiamo per ignoranza ‘negative’, e acquisire una chiave simbolica di lettura della natura sottile della Realtà”. *
Chiariamo questi Hermetici concetti nel corso della puntata, anche grazie agli interventi degli ascoltatori.
La nostra mente ordinaria, logica e razionale, per la sua natura duale, per l’attaccamento ai punti di vista e alle opinioni, non accetta cambiamenti e preferisce, nonostante le difficoltà evidenti, continuare a vivere basandosi sulle proprie (poche) certezze. Certezze basate sulla paura, su illusioni governate dall’ignoranza sistemica, in cui oggi intere stirpi di umani restano impantanati.
Tuttavia al lato opposto un’altra parte spinge al cambiamento, per approcciare la Vita da un punto di vista più vasto, meno basato su ragionamenti e giudizi, più improntato sulle acquisizioni, sulle ispirazioni e sulle Rivelazioni sviluppate giorno dopo giorno, ora dopo ora.
La sfida tra queste due parti ha esito incerto e l’unico modo per uscirne indenni consiste nell’integrare la mente con lo Spirito e l’intelletto con le Intuizioni del Cuore…*
Ne abbiamo parlato in questa puntata degli Altronauti insieme a Daniela Colavitti e agli ascoltatori intervenuti in diretta, toccando temi come la relazione tra la Vita e la morte, l’accettazione dei cambiamenti, la spinta a porci delle domande su noi stessi, la distanza (reale o presunta) tra noi e “gli altri”, e molto altro. Buon ascolto.
In questa puntata degli Altronauti parliamo dell’Autosservazione senza giudizio come pratica di autoconoscenza, per essere “presenti” nelle situazioni quotidiane e poterci conoscere per come siamo realmente, al di là di ogni possibile interpretazione o valutazione morale, proprio attraverso l’esperienza e l’eco che essa fa risuonare in noi.
“… La Verità non può essere donata o trasferita, può essere solo sperimentata. La Verità va realizzata tramite la fattiva Esperienza. È un Atto d’Amore verso te stesso.
La Verità non solo non può essere concettualizzata o posseduta, Essa non può nemmeno venire perseguita. Infatti la Verità è sempre presente e manifesta, altrimenti non sarebbe Verità ma semplice descrizione mentale”…*
… in questa puntata parliamo dunque di “Verità”, di come possa farci soffrire, impaurire, gioire o meravigliare, delle varie sfaccettature che questa parola può assumere (Verità assoluta, Verità universale, verità particolare ed esperienziale), nonché dei gradi della verità secondo gli antichi Greci, soffermandoci anche sulla tendenza oggi molto diffusa a considerare “vero” ciò che ci è “utile”.
* Tratto da “Sintesi e Frammenti di Pensiero Vivente”, Vol. I, “Metallurgia Metafisica”, Sei Altrove Edizioni, pag. 62 – per info: vedi qui
Per ascoltare la puntata clicca PLAY (o il link sottostante):
“Benché molte nostre esperienze e ricordi, soprattutto legati ai primissimi anni di vita, vengano rimossi e allontanati dalla Cosxienza, essi tuttavia tentano continuamente di emergere e manifestarsi. Se la mente di superficie impedisce la loro espressione, possono assumere forme negative e compulsive: diventano schemi, programmi, psico-prigioni, ossessioni, atti illogici o nevrosi”.*
In questa puntata degli Altronauti ci interroghiamo sulla natura e la fenomenologia di tali nevrosi, connaturate alle nostre quotidiane esperienze più di quanto siamo consapevoli, soffermandoci sulle sfumature che assumono nella società ‘liquida’ e tecnologica di oggi e sul loro legame con la nostra idea di ‘perfezione’ e di ‘adeguatezza’.
* Tratto da “Sintesi e Frammenti di Pensiero Vivente”, Vol. I, “Metallurgia Metafisica”, Sei Altrove Edizioni per info: vedi qui
Per ascoltare la puntata clicca PLAY (o il link sottostante)
“Non c’è nulla che appartenga realmente all’io. Il concetto di appartenenza è pura illusione. Ogni oggetto-forma a cui ci attacchiamo e che riteniamo ‘nostro’ è sempre associato al dolore e alla sofferenza, spesso anche grave”.
Ispirati da questo spunto, ci interroghiamo sull’appartenenza e sull’attaccamento: è davvero possibile ‘eliminarli’? In che modo definiscono il nostro sentirci “umani”, il nostro senso di identità? Davvero per essere “liberi” è necessario eliminare ogni traccia del nostro passato? Come coniugare l’Aspirazione al cambiamento, la Libertà, il Desiderio di lasciare gli ormeggi e di attraversare le nostre “Colonne d’Ercole”, con il vivere quotidiano che si fonda proprio sulla necessità di creare dei punti di riferimento personali e collettivi?
Ne parliamo insieme agli ascoltatori in questa puntata degli Altronauti.
Ogni qualvolta mi dimentico di Me e sfocio in una visualizzazione negativa, vengo assorbito dal flusso della mente entrando nel vortice del tempo, e perdo in queste manifestazioni tutta l’energia guadagnata grazie ai momenti effettivi di “Ricordo” e “Presenza”.*
Proseguiamo il percorso intrapreso nella puntata precedente, dedicato all’Alchimia Inferior e all’Alchimia Superior, trattando soprattutto l’importanza dello “sforzo” in un Lavoro su di sé per uscire dall’incantesimo della meccanicità e dell’abitudinarietà, che mi trattengono in una condizione di… sonno.
La parte più consistente e più difficoltosa del Lavoro su di sé è volta alla spersonalizzazione della Cosxienza ordinaria (io di superficie, la personalità).
Questo processo in Alchimia si sviluppa in due sentieri: Alchimia Inferior e Alchimia Superior.
Sul sentiero dell’Alchimia Inferior si lavora alla trasmutazione delle emozioni negative (quelle che procurano irretimenti e sofferenza) in emozioni Superiori (quelle che procurano Gioia e Libertà d’Essere).
Sul sentiero dell’Alchimia Superior, si lavora con la sperimentazione diretta della Gioia dell’Anima senza dover prima passare attraverso la trasformazione della sofferenza… *
* Tratto da “Sintesi e Frammenti di Pensiero Vivente”, Vol. I, “Metallurgia Metafisica”, Sei Altrove Edizioni, pag. 198-199 per info: vedi qui
Insieme a Daniela Colavitti, ricercatrice indipendente e sognatrice… con i piedi per terra, sondiamo il mondo del nostro inconscio, fatto di memorie trans-generazionali, schemi che ripetiamo meccanicamente, percorsi predefiniti per le nostre vite, sui quali ci interroghiamo poche volte, a meno che delle “crisi” non ci mettano in condizione di poterlo fare… portandoci a superare noi stessi, e a conoscere lati di noi che prima nemmeno immaginavamo di poter Essere.
“Qualsiasi cosa a noi si mostra, da noi stessi affiora in superficie per essere vista e conosciuta.
Il limite da superare? La comprensione da realizzare? Accettare ciò che è“.
Ispirati da questo spunto, interagiamo con gli ascoltatori sul tema della polarità e della dualità, guardando le analogie che vi sono tra la nostra vita ed i cicli della Natura, ed interrogandoci anche sullo spaesamento che i profondi cambiamenti sociali e culturali degli ultimi decenni possono far emergere in chi proviene da un mondo che oggi sembra dissolversi giorno dopo giorno, nonché sulle differenze tra il paradigma culturale giudaico-cristiano (per molti culla dell’odierna esaltazione del progresso scientifico e tecnologico) e la religione ‘pagana’, ‘naturalista’ ed ‘iniziatica’ degli antichi Greci.
“Nell’Universo esistono due Principi fondamentali, quello maschile e quello femminile, che si riflettono in tutte la manifestazioni della Natura e della Vita. La Creazione è la loro Opera, ed essi sono la ripetizione dei due grandi Principi Cosmici, il Padre Universale e la Madre Divina, di cui l’uomo e la donna sono un riflesso e la congiunzione in questo piano di Realtà…”.
tratto da “Sintesi e Frammenti di Pensiero Vivente – Vol.1: Metallurgia Metafisica” (pag. 102)
«Prendere cosxienza delle illusioni passate non significa risolvere le proprie difficoltà esistenziali dell’adesso. L’illusione non crea che illusione, il tempo non porta che nel tempo, l’irreale non produce che irreale, l’ignoranza non produce che sofferenza e schiavitù. La liberazione dalle dicotomie personali, dall’immagine ideale che l’uomo ha di sé, poggia sull’accettazione della schiavitù in cui inconsapevole egli versa, e che per ignoranza scambia per sicurezza e ricerca di felicità»…
Prendendo spunto da queste righe*, nella puntata di oggi abbiamo parlato di “usare” o “vivere” il Tempo, di autenticità e sincerità, della paura (e della possibilità) di essere realmente noi stessi, e molto altro… Buon ascolto.
Il tempo è fuori dalla quantità. Non è misurabile, nonché misurabile ne sia il suo spettro.
La perdita come continuità è il tempo intuibile. La memoria dello Spirito è il Reale Tempo. È la memoria che lo Spirito attua liberandosi dalla forma: dopo la morte o per Ascesi durante la Vita. Un vasto panorama di tempo, istantaneo, che affiora da fuori del tempo. Lo spazio vero sperimentabile dall’Uomo. *
Proseguiamo con questa ispirazione il simposio radiofonico dedicato al Tempo, iniziato nella puntata precedente, con gli interessanti contributi di diversi ascoltatori.
Ad un certo punto del Sentiero l’uomo è chiamato a rendersi conto del modo con cui è solito “consumare” il proprio Tempo.
L’aspirante al Vero userà il proprio tempo con rinnovata discriminazione e con saggezza, perché intuisce che il tempo è sacro per la propria evoluzione e, al “contempo”, può essere un fidato amico o un pessimo nemico, risorsa e limite, energia e dissipazione, ricchezza e povertà, opportunità e disperazione, congiunzione e separazione…*
Con questa ispirazione diamo spazio all’interno della trasmissione a temi universali, alla base della nostra Esistenza: un simposio in cui è lasciata agli ascoltatori ampia libertà di commento. A cominciare… dal Tempo.
Altronauti: puntata di venerdì 13 maggio 2022
Fino a quando si idealizza l’Assoluto non si può uscire dal relativo; è l’integrazione dei due aspetti che ne permette la viva sintesi…
La Realtà sfugge al pensiero associativo, che per sua natura oggettiva attributi, tendenze e obbiettivi da raggiungere; tutto ciò che si ricerca, o si crede di aver perduto, è sommesso alla legge della mancanza e del bisogno.
L’uomo non ama la Verità, bensì l’erudizione della mente, il proprio io con i suoi indefiniti contenuti, la vita della forma cangiante e fluttuante, la gloria della potenza materiale e spirituale basata sulla ricerca compulsiva di potere che garantisca l’idea di benessere e salute fisica.
Non afferrando la Realtà nella sua semplice totalità, che è Assolutezza manifesta, l’uomo attraverso l’immaginazione plasma costrutti formali e incessanti fantasie per modificare la verità inconoscibile del mistero della Vita, al solo scopo di compensare rendendo accettabile la sua inascoltata incompiutezza.*
Ogni processo di Realizzazione amplia la nostra cosxienza e consiste, di volta in volta, nel “reintegrare” l’Essere nella sua essenziale natura.
Non si tratta di imparare nuove nozioni, ma di percepire l’esistenza con altre modalità, risvegliando le capacità e i talenti innati e potenziali e sopiti nell’uomo.
L’erudizione, in particolare in questa era, non conduce mai a vere realizzazioni; la comprensione, e dunque la vera conoscenza, avviene quando “viviamo” su noi stessi un particolare stato di cosxienza fino a renderlo concreto nella Vita come viva esperienza; e questo esula dal mero sapere intellettuale.*
«La ragione umana, la razionalità empirica, o se si vuole, l’io psicologico coi suoi contenuti, può avere una sua relativa validità solo nell’ordine individuato, da cui non può afferrare l’Essere che si svela solo con un totale abbandono al reale, e ciò avviene attraverso un sincero e totale “Surrender”…».*
Cosa vuol dire “arrendersi”, o “abbandonarsi”? Ne parliamo in questa puntata, in cui spunti di riflessione provenienti dall’esperienza del centro Altrove si intrecciano con le esperienze di altre anime in cammino, per suonare insieme la sinfonia dell’Essere.
“Ci sono momenti in cui la vita sembra inerpicarsi a tal punto da rendere impossibile l’appiglio a qualsiasi comprensione o soluzione ordinaria.
Un turbine di forti sollecitazioni e sensazioni accese ci spinge a trovare una quiete che deve necessariamente risiedere al di là di tutto ciò che appare, oltre tutto ciò che per convenzione ci sembra vero, dannatamente reale. Questo è il momento in cui l’affidarsi incondizionatamente all’Essenza della vita non è una delle soluzioni, bensì l’unica strada possibile“*.
Da questa riflessione prende spunto la puntata di venerdì 22 aprile, in un dialogo con la ricercatrice indipendente Daniela Colavitti, ospite in studio, arricchito dai numerosi interventi degli ascoltatori. Esperienze vissute si intrecciano così ad esempi tratti dalla quotidianità, con particolare attenzione all’attuale “crisi” mondiale delle coscienze… dietro cui può celarsi una grande opportunità per tutti noi.