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AUTOSSERVAZIONE E ASCOLTO – 2 OTTOBRE

Testo redatto dalla fedele trascrizione dell’incontro tenuto da Hermes con gli allievi del Centro Altrove

L’immobilità che vi sento spesso nominare, si può definire, per ora, assenza di risposta.
Per il momento la vostra non è ancora immobilità, è limitazione della risposta. Un tempo reagivate alla vita, alle situazioni, ossia rispondevate meccanicamente, elaboravate ciò che vi accadeva secondo le vostre abitudini e quindi azionavate meccanicamente una risposta abitudinaria. Una re-azione. Ora riuscite a limitare queste re-azioni perché riuscite a stare un po’ di più in ascolto. L’immobilità si differenzia dalla limitazione della risposta poiché l’immobilità è trasparenza, è farsi attraversare dalle Forze che ci vengono veicolate addosso. L’immobilità permette questo e permette anche il contrario, ossia scegliere di accedere ad una Forza Superiore qualora serva. Dà quindi modo di poter scegliere cosa ci serve in quel momento.
Quando re-agite alla vita non scegliete proprio niente, perché non fate altro che proteggervi, resistere, non accettare.
Proteggervi da che cosa?
Da un modo diverso dal vostro di vedere o approcciare una situazione o un fatto, e questo modo diverso dal vostro vi fa temere di perdere ciò che siete. Quindi re-agite per opporre all’altro il vostro modo, la vostra verità.

La cosa utile da guardare è questa: tra noi sviluppiamo relazioni, ossia sviluppiamo azioni congiunte.
È diverso parlare di relazioni o di legami. Il legame ti tiene avviluppato, la relazione è, come detto, una azione congiunta, che può essere sviluppata o può essere terminata in qualsiasi momento per scelta congiunta. Per sciogliere un legame ci vuole una marea di energia, di tempo e spesso questo provoca ansia.

Arrendervi alla realtà delle cose, arrendervi a voi stessi, vi provoca benessere, che si chiama Espansione. Non arrendervi vi porta a continuare a combattere contro voi stessi, utilizzando e sperperando una marea di energia, spesso spesa per combattere delle illusioni.
Accettare voi stessi significa accettare anche di essere pochi e di contenere anche la melma oltre che il fior di loto. Se non si accetta di essere pochi e melmosi, si disperde una marea di energia per contrastare una parte di noi stessi che in quel momento è quella melma.

Autosservazione

L’unico strumento che avete è l’Osservazione Focalizzata. Dovete però disimparare a giudicare ciò che osservate. Quando osservate i vostri movimenti o i vostri pensieri o le vostre reazioni, poco dopo interviene il giudizio, la lamentela o la critica rivolta a voi stessi. È necessario invece che voi accogliate ciò che osservate, apritevi! Quando vi rivolgete a me per avere una visione più ampia, e subito dopo, mentre vi parlo, vi sentite giudicati, sminuiti, non accolti ecc.. dovete rendervi conto che state reagendo in base ad una memoria. Io non esercito alcun tipo di giudizio. Sapete perché lo credete? Perché siete voi che lo sviluppate verso voi stessi. È uno schema che viene vissuto per ripetizione.
Se vi sentite giudicati all’esterno è perché prima, dentro di voi, vi siete giudicati da soli. È questo che dovete tenere ben chiaro.

L’autosservazione potete svilupparla sempre durante la giornata, mica per forza di continuo, spesso basta fermarsi, collegarsi al proprio respiro e fare qualche invocazione. Un attimo di presenza è come un punto che a poco a poco si espande e ti rivela la realtà per ciò che è. Guarda il quadro [mostra una tela su cui sono raffigurati dei pappagalli, n.d.t.]: l’identificazione o la non osservazione ti fa credere che il quadro sia il becco del pappagallo. Un momento di presenza e autosservazione ti fa espandere, così da poter vedere tutto il quadro nel suo insieme, non solo il becco del pappagallo.
Dovete imparare a scorgere i movimenti che vi muovono, ma come fate se non vi autosservate?
Allargatevi, contenete, portate dentro sempre più e meglio!

Quando noi smettiamo di Osservare, il movimento cessa di essere un’osservazione e diventa un confronto, un’elaborazione, una valutazione e infine un giudizio. La mente funziona così. Nell’attimo in cui giudichi, separi. L’assenza di valutazione, e quindi il mero Ascolto, vi da la possibilità di cogliere aspetti che altrimenti rimarrebbero nascosti, velati, offuscati dalla valutazione e dal conseguente giudizio. Perché? Perché sono aspetti che, se si è nella mente, non vengono colti. La mente non è in grado di coglierli. La mente opera confronti e valutazioni su delle idealizzazioni delle esperienze passate, memorie in sintesi.

Io non posso insegnarvi come autosservarvi. posso solo insegnarvi come la mente funziona. Voi iniziate ad osservare, poi arriverà l’autosservazione, poi l’immobilità.
La valutazione e il giudizio sono meccanicità abitudinarie.
Scoprire questo, realizzarlo, è un processo complesso certo ma ottimale, una scoperta enorme. Metterlo in pratica è un Lavoro. Quello che voi siete chiamati a fare dal vostro Essere Interiore è fare questo.

Questa pratica vi porterà presto a comprendere perché il “me stesso” e il flusso di pensieri sono la stessa cosa. Questo accade perché mentalizzate ciò che credete di essere, e ciò che credete di essere viene “confermato” dal pensiero, che a sua volta è prodotto dalla vostra credenza. Un circolo vizioso. Identificarsi in questo vi porta a credere di esserlo davvero. In base alle vostre memorie, poi, confermate questa credenza.
Il vostro “senso-dell’Io” esiste perché lo pensate.
Ricordate che l’origine della mente è assenza di pensiero. Il caos che avete nella testa è qualcosa che avete creato voi stessi mentalizzando ciò che credete di essere in base all’educazione, agli insegnamenti ricevuti ecc… La mente ordinaria funziona così, costruisce la personalità ed elabora ciò che le viene inviato dal Vitale e dalla Mente Fisica.

Cosa accade quando non mi identifico nella mente di superficie e ponendomi dietro al pensiero, nell’Osservazione? C’è un movimento profondo che mi porta ad osservare e a poter anche scegliere. Che strumento ho? Solo il discernimento.

Il discernimento è Alchimia. Quando raccogli il grano, raccogli inevitabilmente anche la zizzania. L’operazione di dividere l’uno dall’altra è discernimento.
Quando osservo e sono in presenza, sviluppo l’azione dopo aver compiuto una scelta in base al discernimento interiore che ho esercitato.

Anche il Cuore discerne. Come? Accettando ciò che è. Unisce. È un discernimento molto più profondo di quello mentale. La mente divide, il Cuore unisce.
Quando il Cuore discerne, l’informazione che manda alla mente è già accettazione di ciò che è, ricordàtelo.
La riflessione mentale ci porta su un aspetto divisorio, non c’è discernimento. Quando vi ineriorizzate invece, o quando meditate attivamente o passivamente, vi avvicinate al Cuore.
Di certo per fare questo occorre aver agganciato una Presenza dentro di noi.
Nell’attimo in cui sviluppate le vostre esperienze, sforzatevi il più possibile di rimanere in voi stessi.
Per concludere, ricordate che l’Osservazione in essere, è l’Essere in osservazione. Ho detto.

Hermes

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