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INNO AL SOLE

Unus, Pollentissimus Omnium!

O SOLE, radiante Iddio, padre nostro, tu, che crei le forme e dai
con l’ombra rilievo alle cose visibili nell’onda del tuo splendore
eterno, illumina della tua Luce Divina colui che, puro di mente e cuore,
leggerà in questo libro le leggi e le pratiche per assorgere alla
potestà dei Numi: fa che egli intenda e non fraintenda: dagli l’umiltà
di sapersi ignorante e la virtù di prescindere dalla sorda sensività
della vita terrena, affinché dove la voce della Bestia non lo seduca,
senta l’alito del tuo Spirito fecondo.

O SOLE, tu, che spazzi le tenebre della gran notte dei fantasmi
passionali, degli spettri delle concupiscenze più sfrenate, delle
superbe creazioni dell’orgoglio umano, illumina l’ignoranza di colui
che, mondo dai fremiti della voluttà delle cose temporanee, ha sete di
verità eterne e fa che l’idolatra della Bestia, incatenato alla
vanagloria dell’ignoranza, senta il tuo raggio divino e si prepari
all’avvento del cristo.

O SOLE, sfolgorante Iddio, perdona a chi mi leggerà in mala fede, ai
massoni ignoranti, ai preti mestieranti o ciechi, ai dottori di teologia che non intendono
la parola del tuo Spirito, ai sapienti adoratori dell’acido fenico, dei microbi e dei sieri,
ai critici che non sanno e ai pinzocheri che hanno paura;
fa che i tuoi Messaggeri di Luce, angeli alati e demoni cornuti,
li convertano alla intelligenza della verità delle cose visibili.

Ma tu che solo ai ciechi nascondi la tua luce, o SOLE, non negare il tuo raggio
e la tua provvidenza a colui che leggendo senza la virtù dell’anima
e del cuore voglia una prova sola per convertirsi alla verità.
Ma se la PROVA non basta e il tentatore degli
Dei, ostinato, ritenta ancora una prova senza la fede, sii clemente come
sei magnifico. Perdona alla fragilità dei presuntuosi. Fa che il tuo
demonio rosso non gli avvampi il sangue nelle vene e che il suo cervello
non bolla per pazzia innanzi alle vaganti e fuggevoli immagini della
lussuria dell’inesistente.

Perdona, o SOLE, e risparmia la tua collera terribile ai ciechi
conduttori della cieca turba, ai Sofi maligni e ai giullari della sapienza umana.

Mentre essi negano, il Gallo canta, e l’alba della luce, delle anime,
delle intelligenze si annunzia all’oriente, di sopra alla catena
serrata dei monti altissimi che precludono all’occhio umano la città di Dio.

Mentre essi deridono ciò che non veggono, accarezzano le pecore da
tondere, e i tordi grassi da pelare, cercano le carte monetate e il
paradiso della suburra fra tanto il Gallo ripete il canto, l’alba
diviene aurora, il mondo si risveglia alla luce e lascia i gufi, padroni
della lunga notte, nelle tane a divorare il cadavere della grande
menzogna che li ha nutricati la vigilia.
A chi crede, a chi ama, a chi spera il senso vero della mia parola, che è la tua legge.

Giuliano Kremmerz

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