Parliamo dell’importanza della sincerità nella pratica autoconoscitiva: non possiamo infatti né conoscere noi stessi né accettare qualsiasi cambiamento delle abitudini che ci mantengono fossilizzati ad un’immagine ideale (spesso irreale) se non siamo sinceri, prima di tutto con noi stessi.
Ma essere sinceri significa prendere realmente coscienza della ‘menzogna’ che opera in noi (le ‘storie’ che ci raccontiamo e raccontiamo), di come noi stessi le prestiamo fede, anche attraverso la giustificazione, utilissima a mantenerla in vita e, dunque, a non farci cambiare.
Gli interventi degli ascoltatori apportano ulteriori esperienze sul tema, che fa da miccia per sondare altri strati del nostro comportamento, come l’ammissione dei propri errori, l’assunzione di responsabilità, la vergogna.
In questa puntata parliamo della sfida che intercorre dentro di noi, tra la tendenza alla conservazione delle nostre (poche) certezze e la possibilità di cogliere le ispirazioni e le rivelazioni che la Vita ci propone, spesso spronandoci al nuovo. Due parti che convivono, e dal cui confronto e attrito spesso nascono elementi utili per conoscere noi stessi.
Tra i temi toccati, grazie anche alle telefonate in diretta degli ascoltatori, la vera identità profonda di ognuno di noi, la dualità che fa da sfondo alla nostra vita e su cui si struttura il pensiero logico razionale, e la possibilità o meno di una “intelligenza” artificiale che soppianti l’essere umano.
In questa puntata trattiamo le diverse sfumature della Gioia, vista spesso come il polo opposto della tristezza, ma che possiamo anche considerare una condizione di Equilibrio che, al di là degli alti e bassi della vita, ci permette di assaporare l’Esistenza per come Essa è, anche se non rispetta esattamente le nostre aspettative o i canoni sociali a cui vorremmo sentirci “adeguati”.
Con l’occasione, accogliamo le esperienze raccontate dagli ascoltatori sul tema, parlando di armonia e disarmonia, di equilibrio, della felicità, spesso vista come irraggiungibile, nelle sue molte possibili forme…
Incontrare la Realtà è incontrare se stessi… e, forse, Dio.*
Ne parliamo in questa puntata degli Altronauti, intervallando alcuni spunti di lettura ai messaggi e alle telefonate degli ascoltatori, e toccando numerosi temi come l’imprinting dell’ambiente familiare nella formazione della personalità, la ricerca d’amore come motore dell’esistenza umana e i ‘parametri’ che condizionano e determinano la nostra esperienza di vita.
Nel corso dell’esistenza, molti si accontentano di vivere l’idea della “vita” che hanno “ereditato”; altri invece si interrogano su ciò che sta dietro il velo delle apparenze, e finché non trovano la risposta ai loro “perché” soffrono del “Divino malcontento“… un pungolo, questo, che esorta da sempre l’uomo a cercare “oltre la linea del cielo”…
Che cos’è dunque l’uomo?
Stimolati da questa domanda, facciamo alcune considerazioni sull’illusione, la realtà, la vita “vivente” e la vita “nel sonno”, cercando di sondare il mistero dei misteri e accogliendo le voci di riflessione degli ascoltatori.
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Dobbiamo contemplare l’idea di una Scala Cosmica, e il fatto che esista un legame che collega l’umanità con un’influenza Superiore. La nostra Vita può essere compresa solo in relazione a forze la cui scala e grandezza ci oltrepassano.
Questa Forza chiede di essere riconosciuta, di essere servita e di risplendere attraverso di me. Sento il bisogno di pormi sotto la sua influenza e di relazionarmi ad essa mettendomi al suo Servizio. All’inizio non capisco che il mio desiderio di essere è un desiderio Cosmico e che il mio essere ha bisogno di situarsi e trovare il suo posto in un mondo di forze. Considero il mio desiderio una mia proprietà soggettiva, qualcosa che posso utilizzare per profitto personale, e ancora mi ritrovo nella competizione e nel fallire.
La mia ricerca è organizzata sulla scala di questa soggettività in cui tutto viene misurato in quantità e da un punto di vista individuale: io qui, e Dio lì.
In questa puntata prendiamo spunto dal pensiero settimanale pubblicato sul blog di Altrove (vedi qui) per parlare dell’Iniziazione, vista dagli Altronauti, ovvero come transizione verso una fase nuova della vita che si può sperimentare superando… gli ostacoli che la Vita stessa, maestra, ci pone lungo il cammino.
Eco del cielo! Cuore sacro!
perché,
perché rimani muto tra chi vive?
Dormi, tu che sei libero
da uomini senza Dei
bandito in eterno nella notte?
Non veglia forse, come prima,
la luce dell’etere?
E non fiorisce l’antica madre, la terra?
E non vige qui come altrove
la legge dello spirito,
del sorridente amore?
“…Ogni avversità che sperimentiamo è un elemento assolutamente positivo, è una possibilità che si mostra all’uomo sotto mentite spoglie.
Per quanto possa sembrarci difficile, per essere allineati con la Vita dobbiamo dare il benvenuto alle difficoltà che incontriamo nel nostro cammino; nel limite che ci è concesso non tentare di evitare gli ostacoli, perché se visti sotto la giusta luce si rivelano sempre vive possibilità di evoluzione spirituale. Come l’antidoto al morso velenoso di un serpente è contenuto nel veleno stesso, così la Luce è racchiusa negli ostacoli della vita…”.*
Ne parliamo con gli ascoltatori degli Altronauti in questa puntata di Epifania. Potete ascoltare il podcast di seguito:
Traiamo ispirazione dal libro “La Meraviglia dell’Essere” di Jeff Foster per parlare della paura della morte, e di come questa paura ci condizioni di fondo anche nelle piccole scelte di vita quotidiana, nonché del ruolo della cultura di origine e dell’ambiente familiare nella costruzione della nostra personalità, che spesso vorremmo… immortale.
Il dialogo con gli ascoltatori arricchisce la puntata di validi elementi di riflessione in proposito.
La nostra mente ordinaria, logica e razionale, per la sua natura duale, per l’attaccamento ai punti di vista e alle opinioni, non accetta cambiamenti e preferisce, nonostante le difficoltà evidenti, continuare a vivere basandosi sulle proprie (poche) certezze. Certezze basate sulla paura, su illusioni governate dall’ignoranza sistemica, in cui oggi intere stirpi di umani restano impantanati.
Tuttavia al lato opposto un’altra parte spinge al cambiamento, per approcciare la Vita da un punto di vista più vasto, meno basato su ragionamenti e giudizi, più improntato sulle acquisizioni, sulle ispirazioni e sulle Rivelazioni sviluppate giorno dopo giorno, ora dopo ora.
La sfida tra queste due parti ha esito incerto e l’unico modo per uscirne indenni consiste nell’integrare la mente con lo Spirito e l’intelletto con le Intuizioni del Cuore…*
Ne abbiamo parlato in questa puntata degli Altronauti insieme a Daniela Colavitti e agli ascoltatori intervenuti in diretta, toccando temi come la relazione tra la Vita e la morte, l’accettazione dei cambiamenti, la spinta a porci delle domande su noi stessi, la distanza (reale o presunta) tra noi e “gli altri”, e molto altro. Buon ascolto.
“… La Verità non può essere donata o trasferita, può essere solo sperimentata. La Verità va realizzata tramite la fattiva Esperienza. È un Atto d’Amore verso te stesso.
La Verità non solo non può essere concettualizzata o posseduta, Essa non può nemmeno venire perseguita. Infatti la Verità è sempre presente e manifesta, altrimenti non sarebbe Verità ma semplice descrizione mentale”…*
… in questa puntata parliamo dunque di “Verità”, di come possa farci soffrire, impaurire, gioire o meravigliare, delle varie sfaccettature che questa parola può assumere (Verità assoluta, Verità universale, verità particolare ed esperienziale), nonché dei gradi della verità secondo gli antichi Greci, soffermandoci anche sulla tendenza oggi molto diffusa a considerare “vero” ciò che ci è “utile”.
* Tratto da “Sintesi e Frammenti di Pensiero Vivente”, Vol. I, “Metallurgia Metafisica”, Sei Altrove Edizioni, pag. 62 – per info: vedi qui
Per ascoltare la puntata clicca PLAY (o il link sottostante):
«Il Lavoro di Autoconoscenza non deve e non può essere un abbandono dell’esistenza, come praticato dagli asceti, ma la perfezione nell’universo attraverso l’esperienza diretta della Vita nella pratica spirituale, e non la fuga dalle difficoltà. È qui, nelle innumerevoli forme della vita, nei nostri corpi, che possiamo svelare la grandezza della Luce divina ed esprimere l’incessante potenza della creazione della Madre Divina».
Ne abbiamo parlato a “Gli Altronauti”, venerdì 1° aprile, intervallando il racconto delle nostre esperienze con le impressioni degli ascoltatori.
«Il Lavoro su di sé non mira all’uscita dal mondo o al raggiungimento di una meta lontana, come viene concepito il Paradiso o il Nirvana, ma punta al cambiamento dell’esistenza in maniera non incidentale ma consapevole, in modo da riportare nella quotidianità quegli stati dell’essere agognati da tanti aspiranti spirituali e religiosi inclini alle alte vette dello spirito con l’inevitabile fuga dal mondo. Spesso la distorsione umana ha ricercato la fine della sofferenza nella liberazione dalla vita, quando invece per stare bene al mondo è necessario realizzare la luce divina presente proprio nella vita, in quel vivere quotidiano che scandisce l’inesorabile battito dei cicli e dunque del tempo».
Ne abbiamo parlato a “Gli Altronauti”, venerdì 25 marzo, intervallando il racconto delle nostre esperienze con le impressioni degli ascoltatori.
Per sapere chi sono, ho bisogno di sapere cosa in me è Reale. L’ostacolo più grande è l’illusione.
Ognuno di noi, così com’è, è sotto l’influenza dell’immagine di sé. Quest’influenza è molto potente e condiziona ogni aspetto della nostra vita…
Ne parliamo in questa puntata, cercando di tradurre queste arcane parole in esempi di vita vissuta al centro Altrove.
Quasi mai siamo coscienti delle idee che ci riempiono la mente, anche perché in linea di massima queste idee si strutturano formandosi in accordo a ciò che ci viene insegnato, a tutto quello a cui per abitudine ci conformiamo e che crediamo per convinzione cieca moralmente giusto. Eppure, qualunque cosa si partorisca nella mente, si vedrà manifestata nella vita: sono infatti i pensieri ricorrenti e abitudinari a consolidare e creare ciò che è chiamato karma e destino…
Ne parliamo in questa puntata, intervallando la voce di Altrove con quelle degli ascoltatori che intervengono in diretta.
Continua dalla prima parte (QUI)
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Fra i metodi dello yoga e le funzioni psicologiche abituali dell’uomo il rapporto è all’incirca il medesimo che intercorre fra la manipolazione scientifica delle forze naturali, quali l’elettricità o il vapore, e il loro funzionamento. I metodi si fondano su una conoscenza, verificata e confermata da esatte esperienze, da analisi pratiche e da risultati ripetuti. (…) Tuttavia l’utilità vera dello yoga e il suo ultimo fine non possono essere raggiunti che quando lo yoga, cosciente nell’uomo, incosciente nella Natura, coincide con la vita stessa, così che si possa ancora dire, in un senso perfetto e luminoso, guardando insieme il cammino e l’adempimento: “Tutta la vita è lo yoga”.
Ogni yoga è, per la sua natura, una nuova nascita; è una nascita fuori dalla vita ordinaria, dalla vita materiale mentalizzata, in una superiore coscienza spirituale, una più grande e più divina esistenza. Nessun metodo voga può iniziarsi e seguirsi con successo senza un possente risveglio alla necessità di un’esistenza più ampiamente spirituale. L’anima che senta l’appello verso questa grande e profonda palingenesi può giungere per varie vie al punto di partenza. Può avvenire che vi arrivi seguendo lo sviluppo naturale che la porta inconsciamente verso il risveglio, può pervenirvi attraverso una religione o una filosofia; può avvicinarvisi attraverso una graduale illuminazione o giungervi di slancio per un contatto o un’inattesa emozione; può essere indotta dalla pressione degli avvenimenti esterni o da una necessità interiore, da una sola parola che rompa i suggelli della mente, da lunghe riflessioni, dall’esempio lontano di qualcuno che ha già percorso il medesimo cammino o da un’influenza e contatto quotidiani. Per ognuno si modella, secondo la natura e le circostanze, una sua particolare chiamata.
L’educazione nelle scuole più che alla ripetizione di dati nozionistici e alla cultura della storia nelle diverse materie proposte, dovrebbe mirare innanzitutto a rieducare e a far conoscere la natura interiore degli allievi, così da riorientare e dominare il complesso energetico individuale (pensiero, emozione, istinto) in virtù delle concrete esigenze dell’attuale momento storico.
Fino a quando il giovane non riuscirà a direzionare consapevolmente ed armonicamente le sue energie e a padroneggiare le forze della vita in cui è immerso, si troverà in conflitto con se stesso e di conseguenza renderà conflittuale la società in cui opererà da adulto…*
In questa puntata pre-natalizia si fa il punto su un paradosso che ci ha accompagnato per molto tempo: come conciliare la necessità di distaccarsi dalle attività mondane per potersi dedicare ad una maggiore introspezione, con la necessità altrettanto forte di stare a contatto con il mondo, fatto di obblighi e doveri ma anche di rapporti sociali che forniscono un senso e un’identità alla nostra esistenza?
Attraverso alcuni estratti del capitolo “Il Coraggio di Superarsi”* e il racconto di vive esperienze di Autoconoscenza e di Cambiamento, facciamo luce su questa apparente contraddizione, toccando insieme agli ascoltatori moltissimi temi… libertà e schiavitù, consapevolezza e ignoranza, imperfezione e perfezione, sofferenza e felicità, singolarismo e rapporto con gli altri, le difficoltà e le possibilità celate nell’accettarci per come siamo, il senso di colpa e il principio di Responsabilità… in sintesi, le innumerevoli opportunità di Crescita che la Vita, nella sua perfezione intrinseca, ci offre.
E che solo tramite il Lavoro acquisiscono dinanzi ai nostri occhi profani reale Valore.
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Tutta la vita qui è uno stadio o una circostanza in un’evoluzione progressiva, che si svela, di uno Spirito che si è involuto nella Materia e sta lavorando per manifestarsi in questa sostanza riluttante. Questo è l’intero segreto dell’esistenza terrestre.
Ma la chiave di questo segreto non dev’essere cercata nella vita stessa o nel corpo; il suo geroglifico non è nell’embrione o nell’organismo, poiché questi sono solo un mezzo o una base fisica: l’unico mistero significativo di questo universo è l’apparizione e la crescita della coscienza nella vasta e muta ottusità della Materia.
La fuga della Coscienza da un’apparente Incoscienza iniziale – ma era lì da sempre mascherata e latente, poiché l’incoscienza della Materia è essa stessa solo una coscienza incappucciata – la sua lotta per trovare se stessa, la sua estensione verso la propria inerente completezza, perfezione, gioia, luce, forza, padronanza, armonia, libertà, questo è il miracolo prolungato e il fenomeno onni-esplicativo di cui siamo contemporaneamente gli osservatori ed una parte, strumento e veicolo.
Una Coscienza, un Essere, un Potere, una Gioia era qui dall’inizio, oscuramente imprigionata in questa apparente negazione di se stessa, questa notte originaria, questa oscurità e nescienza della Natura materiale. Ciò che è ed era nei secoli, libero, perfetto, eterno ed infinito, Ciò che ogni cosa è, Ciò che chiamiamo Dio, Brahman, Spirito, si è rinchiuso qui nel proprio opposto auto-creato.
L’Onnisciente si è tuffato nella Nescienza, l’Onnicosciente nell’Incoscienza, l’Onnisaggezza nella perpetua Ignoranza.
«Non ci siamo mai chiesti cosa sia la morte, con tutto il nostro essere. Viene sempre presa in considerazione nei termini della sopravvivenza, come se fosse la continuazione della vita in una catena o con un movimento incessante. Ma la sopravvivenza è solo sopravvivenza di ciò che è conosciuto. Agiamo dal conosciuto al conosciuto. Desideriamo la continuità e ci attacchiamo alla sopravvivenza senza mai interrogarci sulle origini di questo desiderio…».
Guardare da vicino le nostre impossibilità, i nostri limiti e accettare la menzogna che ci determina, è di fatto una presa di Cosxienza che trascende la meccanicità della non azione, del non essere e della non vita. La non vita è morte, è uno stato di morte non apparente, che non c’entra nulla con la morte biologica ma è tutto quello che, se identificati in superficie, per ignoranza crediamo “vita”.
Il vero ricercatore sa che l’identificazione nella macchina psicofisica determina il sonno della Cosxienza, è la non vita da trasformare, la morte silente della vera identità individuale in cui è identificato e da cui deve elevarsi ed evadere.
Lo scopo del nostro Yoga è la perfezione di Sé e non lʹannullamento di Sé.
Esistono due sentieri che lo Yogin può percorrere, quello del ritiro dall’universo e quello della perfezione nell’universo; il primo è il risultato dell’ascetismo, il secondo si compie attraverso tapasya; il primo ci accoglie quando ci lasciamo sfuggire Dio nell’Esistenza, il secondo è compiuto quando perfezioniamo lʹesistenza in Dio. Che il nostro sia il cammino della perfezione e non della resa; che il nostro scopo sia la vittoria nel combattimento e non la fuga da ogni conflitto.
Buddha e Shankara ritennero il mondo fondamentalmente falso e miserabile, perciò la fuga dal mondo fu per loro lʹunica forma di saggezza. Ma questo mondo è Brahman; il mondo è Dio; il mondo è Satyam; il mondo è Ananda; è solo la nostra errata interpretazione del mondo, filtrata dall’egoismo mentale, ad essere una falsità e la nostra relazione sbagliata con Dio nel mondo ad essere fonte di sofferenza. Non esiste altra falsità, né altra fonte di dolore.