Incontrare la Realtà è incontrare se stessi… e, forse, Dio.*
Ne parliamo in questa puntata degli Altronauti, intervallando alcuni spunti di lettura ai messaggi e alle telefonate degli ascoltatori, e toccando numerosi temi come l’imprinting dell’ambiente familiare nella formazione della personalità, la ricerca d’amore come motore dell’esistenza umana e i ‘parametri’ che condizionano e determinano la nostra esperienza di vita.
Il nostro Sé è come la Fiamma di una lampada a petrolio: perché possa illuminare la nostra vita è necessario mantenere pulito il vetro che la circonda; così anche dentro di noi, è necessario emendarci da credenze ed abitudini che offuscano l’espressione della nostra Luce, sebbene siano spesso talmente solidificate che ci identifichiamo in esse, dimenticando quanto sia luminosa la nostra Fiamma.
Tale opera di pulizia richiede, in un Lavoro di Autoconoscenza, una graduale opera di “sincerizzazione” con noi stessi, per sviluppare Discernimento e capacità di Distacco.
Riconoscere la Realtà, soprattutto quando questa contrasta con le illusioni di cui ci nutriamo, è un punto imprescindibile per poter conoscere se stessi senza maschere e giustificazioni.
Ne parliamo insieme a Martina, che condivide con gli ascoltatori l’esperienza vissuta sia nel centro Altrove sia nella vita “quotidiana”, portando testimonianza di come il contatto con un Insegnamento l’abbia aiutata a discernere tra ciò che è reale e ciò che è illusorio.
Ognuno di noi, ogni giorno, racconta e si racconta una storia, ovvero la propria “storia” personale che lo aiuta a definire la propria identità e funge da filtro attraverso cui osservare e giudicare la realtà, e reagire agli eventi della vita.
Eppure, quante altre storie sono possibili, che la nostra visione non comprende, quante altre interpretazioni, di fronte alla Realtà, che di per sé è priva di storie, neutra come un mare calmo in cui compaiono qua e là piccole increspature.
“Nell’Universo esistono due Principi fondamentali, quello maschile e quello femminile, che si riflettono in tutte la manifestazioni della Natura e della Vita. La Creazione è la loro Opera, ed essi sono la ripetizione dei due grandi Principi Cosmici, il Padre Universale e la Madre Divina, di cui l’uomo e la donna sono un riflesso e la congiunzione in questo piano di Realtà…”.
tratto da “Sintesi e Frammenti di Pensiero Vivente – Vol.1: Metallurgia Metafisica” (pag. 102)
«Prendere cosxienza delle illusioni passate non significa risolvere le proprie difficoltà esistenziali dell’adesso. L’illusione non crea che illusione, il tempo non porta che nel tempo, l’irreale non produce che irreale, l’ignoranza non produce che sofferenza e schiavitù. La liberazione dalle dicotomie personali, dall’immagine ideale che l’uomo ha di sé, poggia sull’accettazione della schiavitù in cui inconsapevole egli versa, e che per ignoranza scambia per sicurezza e ricerca di felicità»…
Prendendo spunto da queste righe*, nella puntata di oggi abbiamo parlato di “usare” o “vivere” il Tempo, di autenticità e sincerità, della paura (e della possibilità) di essere realmente noi stessi, e molto altro… Buon ascolto.
Il tempo è fuori dalla quantità. Non è misurabile, nonché misurabile ne sia il suo spettro.
La perdita come continuità è il tempo intuibile. La memoria dello Spirito è il Reale Tempo. È la memoria che lo Spirito attua liberandosi dalla forma: dopo la morte o per Ascesi durante la Vita. Un vasto panorama di tempo, istantaneo, che affiora da fuori del tempo. Lo spazio vero sperimentabile dall’Uomo. *
Proseguiamo con questa ispirazione il simposio radiofonico dedicato al Tempo, iniziato nella puntata precedente, con gli interessanti contributi di diversi ascoltatori.
Ad un certo punto del Sentiero l’uomo è chiamato a rendersi conto del modo con cui è solito “consumare” il proprio Tempo.
L’aspirante al Vero userà il proprio tempo con rinnovata discriminazione e con saggezza, perché intuisce che il tempo è sacro per la propria evoluzione e, al “contempo”, può essere un fidato amico o un pessimo nemico, risorsa e limite, energia e dissipazione, ricchezza e povertà, opportunità e disperazione, congiunzione e separazione…*
Con questa ispirazione diamo spazio all’interno della trasmissione a temi universali, alla base della nostra Esistenza: un simposio in cui è lasciata agli ascoltatori ampia libertà di commento. A cominciare… dal Tempo.
Altronauti: puntata di venerdì 13 maggio 2022
Fino a quando si idealizza l’Assoluto non si può uscire dal relativo; è l’integrazione dei due aspetti che ne permette la viva sintesi…
La Realtà sfugge al pensiero associativo, che per sua natura oggettiva attributi, tendenze e obbiettivi da raggiungere; tutto ciò che si ricerca, o si crede di aver perduto, è sommesso alla legge della mancanza e del bisogno.
L’uomo non ama la Verità, bensì l’erudizione della mente, il proprio io con i suoi indefiniti contenuti, la vita della forma cangiante e fluttuante, la gloria della potenza materiale e spirituale basata sulla ricerca compulsiva di potere che garantisca l’idea di benessere e salute fisica.
Non afferrando la Realtà nella sua semplice totalità, che è Assolutezza manifesta, l’uomo attraverso l’immaginazione plasma costrutti formali e incessanti fantasie per modificare la verità inconoscibile del mistero della Vita, al solo scopo di compensare rendendo accettabile la sua inascoltata incompiutezza.*
Ogni processo di Realizzazione amplia la nostra cosxienza e consiste, di volta in volta, nel “reintegrare” l’Essere nella sua essenziale natura.
Non si tratta di imparare nuove nozioni, ma di percepire l’esistenza con altre modalità, risvegliando le capacità e i talenti innati e potenziali e sopiti nell’uomo.
L’erudizione, in particolare in questa era, non conduce mai a vere realizzazioni; la comprensione, e dunque la vera conoscenza, avviene quando “viviamo” su noi stessi un particolare stato di cosxienza fino a renderlo concreto nella Vita come viva esperienza; e questo esula dal mero sapere intellettuale.*
“Ci sono momenti in cui la vita sembra inerpicarsi a tal punto da rendere impossibile l’appiglio a qualsiasi comprensione o soluzione ordinaria.
Un turbine di forti sollecitazioni e sensazioni accese ci spinge a trovare una quiete che deve necessariamente risiedere al di là di tutto ciò che appare, oltre tutto ciò che per convenzione ci sembra vero, dannatamente reale. Questo è il momento in cui l’affidarsi incondizionatamente all’Essenza della vita non è una delle soluzioni, bensì l’unica strada possibile“*.
Da questa riflessione prende spunto la puntata di venerdì 22 aprile, in un dialogo con la ricercatrice indipendente Daniela Colavitti, ospite in studio, arricchito dai numerosi interventi degli ascoltatori. Esperienze vissute si intrecciano così ad esempi tratti dalla quotidianità, con particolare attenzione all’attuale “crisi” mondiale delle coscienze… dietro cui può celarsi una grande opportunità per tutti noi.
«Non dovremmo mai ingannare noi stessi, poiché i nostri pensieri e le nostre intenzioni si riflettono insidiosamente sugli altri».
«Quello in cui sono immerso oggi, ciò che chiamo “la mia esperienza”, è il massimo, l’ideale, su cui strutturare la mia indagine conoscitiva. Il luogo in cui risiedo, le persone con cui lo condivido, le relazioni esterne, sono tutte materiale di studio e di indagine per comprendere i miei mondi interiori. Ogni resistenza, ogni costrizione, ogni processo con cui entro in contatto, è la proiezione di un “qualcosa” o un “qualcuno” che porto dentro».
“Nel mondo gran parte dell’Umanità procede disorientata, confusa, preda di illusioni astrali e con limitata capacità di discernimento, senza capacità di leggere gli eventi e di capire il senso generale di quanto avviene nel mondo e del perché avviene.
Pensa sia più urgente occuparsi del proprio piccolo orticello, della sopravvivenza fisica ed emozionale e dei problemi connessi al contingente, dimenticando come si fa a costruire una nuova Possibilità, il Futuro, che a causa di paure incontrollate non viene contemplato, poiché richiederebbe cambiamenti radicali che invece teme…”.*
Ne parliamo, con l’interessante contributo degli ascoltatori, in questa puntata dedicata ai “costruttori di Futuro”.
“Un’irreversibile crisi collettiva è in atto, e quanti sono disponibili ad accettare la madre delle sfide così da accelerare il personale processo di risveglio? Non bisogna restare incantati dalla narrativa separatista che ci lega al passato o ci astrae in un futuro possibile; la vita è solo adesso, è l’ora di Dio, scandisce ogni singolo minuto di ogni singolo giorno; la Realtà è qui, ora…”.*
Ne parliamo in questa puntata, intervallando le esperienze vissute nel Centro Altrove, dove trova concreta attuazione l’Ispirazione di questo scritto, con le esperienze e le impressioni degli ascoltatori.
Per sapere chi sono, ho bisogno di sapere cosa in me è Reale. L’ostacolo più grande è l’illusione.
Ognuno di noi, così com’è, è sotto l’influenza dell’immagine di sé. Quest’influenza è molto potente e condiziona ogni aspetto della nostra vita…
Ne parliamo in questa puntata, cercando di tradurre queste arcane parole in esempi di vita vissuta al centro Altrove.
Comprendere la Legge di Polarità significa semplicemente riconoscere il diritto di esistenza di tutte le cose.
Se l’uomo impara questa regola, ovvero che tutto ciò che esiste è verità in quanto esiste, troverà sempre più pace e tranquillità. Solo così ci si può liberare dalle abitudini, dalle strutture di superficie, dalle fissazioni, ovvero dalle idee fisse, dall’idea di dover combattere a tutti i costi “per” o “contro” qualcosa, tifare per o contro quello, sostenere tizio e andare contro caio.
Chi non è in grado di vivere in armonia con le cose reali accettando, per gradi, che tutto e tutti hanno il diritto di esistere, non potrà mai avviarsi sul sentiero del Risveglio e conoscere la propria Realtà interiore, il proprio Spazio Divino*…
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Gli adoratori di Dio, i ricercatori della perfezione umana, coloro che innalzano l’umanità dalla natura verso la supernatura, incontrano due grandi ostacoli sul proprio cammino: da una parte la tendenza ordinaria della natura a rimanere attaccata alle conquiste del passato, rappresentate dall’ebete naturalismo dell’uomo pratico e mondano, dall’altra la tendenza esagerata a voler oltrepassare il simbolo, rappresentata non tanto dall’asceta che si ritira dal mondo, che dopo tutto, può farlo a pieno diritto, ma piuttosto dal pessimismo deprimente degli ignoranti che non vogliono fuggire il mondo, né, se tentassero di farlo, potrebbero innalzarsi fino alle vette dell’ascetismo, ma sono comunque imbevuti a livello intellettuale e dominati nel temperamento da queste dottrine distaccate e catastrofiche. Un’alba migliore sorgerà per l’India quando la nebbia si diraderà e la mentalità indiana, pur senza rinunciare alla verità di Maya, riuscirà ad intuire che si tratta solo di una spiegazione parziale dell’esistenza. L’esistenza terrena non è indispensabile all’essere o alla gioia di Dio, ma non per questo è vanità; né un’esistenza terrena liberata, libera in Dio, può essere considerata vana o falsa.
La dottrina ordinaria di Maya non è una verità semplice, ma deriva da tre diversi livelli di percezione spirituale.
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MAYA
Il mondo esiste come simbolo di Brahman ma la mente crea ed accetta falsi significati e scambia il simbolo per la realtà. Tale è l’ignoranza, l’illusione cosmica, l’errore della mente e dei sensi da cui il Mago stesso, il Maestro dell’Illusione, ci chiede di liberarci.
Tale errata valutazione del mondo è la Maya della Gita che può essere trascesa senza abbandonare la vita attiva o l’esistenza nel mondo. Anche l’intera esistenza universale è un’illusione di Maya, poiché non si tratta della realtà ultima immutabile e trascendente, ma soltanto di una realtà simbolica, di una rappresentazione della realtà del Brahman in termini di coscienza cosmica. Tutto ciò che vediamo, o di cui siamo mentalmente consapevoli come di una realtà oggettivamente esistente, è solo una forma di coscienza. Si tratta della ‘Cosa-in-sé’ dapprima manifestata in termini ed idee generate da un movimento o da un processo ritmico della coscienza e poi oggettivata nella coscienza stessa, e non realmente esterna ad essa. Di conseguenza tutte le cose hanno una realtà convenzionale fissata, ma non una realtà essenziale durevole; sono solo simboli e non la realtà che rappresentano, sono soltanto strumenti di conoscenza e non la realtà da conoscere.
Partendo da un altro punto di vista, possiamo dire che l’Esistenza, o Brahman, ha due stati fondamentali di coscienza: la coscienza cosmica e la coscienza trascendente.