In questa puntata parliamo della sfida che intercorre dentro di noi, tra la tendenza alla conservazione delle nostre (poche) certezze e la possibilità di cogliere le ispirazioni e le rivelazioni che la Vita ci propone, spesso spronandoci al nuovo. Due parti che convivono, e dal cui confronto e attrito spesso nascono elementi utili per conoscere noi stessi.
Tra i temi toccati, grazie anche alle telefonate in diretta degli ascoltatori, la vera identità profonda di ognuno di noi, la dualità che fa da sfondo alla nostra vita e su cui si struttura il pensiero logico razionale, e la possibilità o meno di una “intelligenza” artificiale che soppianti l’essere umano.
Il nostro Sé è come la Fiamma di una lampada a petrolio: perché possa illuminare la nostra vita è necessario mantenere pulito il vetro che la circonda; così anche dentro di noi, è necessario emendarci da credenze ed abitudini che offuscano l’espressione della nostra Luce, sebbene siano spesso talmente solidificate che ci identifichiamo in esse, dimenticando quanto sia luminosa la nostra Fiamma.
Tale opera di pulizia richiede, in un Lavoro di Autoconoscenza, una graduale opera di “sincerizzazione” con noi stessi, per sviluppare Discernimento e capacità di Distacco.
«Prendere cosxienza delle illusioni passate non significa risolvere le proprie difficoltà esistenziali dell’adesso. L’illusione non crea che illusione, il tempo non porta che nel tempo, l’irreale non produce che irreale, l’ignoranza non produce che sofferenza e schiavitù. La liberazione dalle dicotomie personali, dall’immagine ideale che l’uomo ha di sé, poggia sull’accettazione della schiavitù in cui inconsapevole egli versa, e che per ignoranza scambia per sicurezza e ricerca di felicità»…
Prendendo spunto da queste righe*, nella puntata di oggi abbiamo parlato di “usare” o “vivere” il Tempo, di autenticità e sincerità, della paura (e della possibilità) di essere realmente noi stessi, e molto altro… Buon ascolto.
Per sapere chi sono, ho bisogno di sapere cosa in me è Reale. L’ostacolo più grande è l’illusione.
Ognuno di noi, così com’è, è sotto l’influenza dell’immagine di sé. Quest’influenza è molto potente e condiziona ogni aspetto della nostra vita…
Ne parliamo in questa puntata, cercando di tradurre queste arcane parole in esempi di vita vissuta al centro Altrove.
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Gli adoratori di Dio, i ricercatori della perfezione umana, coloro che innalzano l’umanità dalla natura verso la supernatura, incontrano due grandi ostacoli sul proprio cammino: da una parte la tendenza ordinaria della natura a rimanere attaccata alle conquiste del passato, rappresentate dall’ebete naturalismo dell’uomo pratico e mondano, dall’altra la tendenza esagerata a voler oltrepassare il simbolo, rappresentata non tanto dall’asceta che si ritira dal mondo, che dopo tutto, può farlo a pieno diritto, ma piuttosto dal pessimismo deprimente degli ignoranti che non vogliono fuggire il mondo, né, se tentassero di farlo, potrebbero innalzarsi fino alle vette dell’ascetismo, ma sono comunque imbevuti a livello intellettuale e dominati nel temperamento da queste dottrine distaccate e catastrofiche. Un’alba migliore sorgerà per l’India quando la nebbia si diraderà e la mentalità indiana, pur senza rinunciare alla verità di Maya, riuscirà ad intuire che si tratta solo di una spiegazione parziale dell’esistenza. L’esistenza terrena non è indispensabile all’essere o alla gioia di Dio, ma non per questo è vanità; né un’esistenza terrena liberata, libera in Dio, può essere considerata vana o falsa.
La dottrina ordinaria di Maya non è una verità semplice, ma deriva da tre diversi livelli di percezione spirituale.
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MAYA
Il mondo esiste come simbolo di Brahman ma la mente crea ed accetta falsi significati e scambia il simbolo per la realtà. Tale è l’ignoranza, l’illusione cosmica, l’errore della mente e dei sensi da cui il Mago stesso, il Maestro dell’Illusione, ci chiede di liberarci.
Tale errata valutazione del mondo è la Maya della Gita che può essere trascesa senza abbandonare la vita attiva o l’esistenza nel mondo. Anche l’intera esistenza universale è un’illusione di Maya, poiché non si tratta della realtà ultima immutabile e trascendente, ma soltanto di una realtà simbolica, di una rappresentazione della realtà del Brahman in termini di coscienza cosmica. Tutto ciò che vediamo, o di cui siamo mentalmente consapevoli come di una realtà oggettivamente esistente, è solo una forma di coscienza. Si tratta della ‘Cosa-in-sé’ dapprima manifestata in termini ed idee generate da un movimento o da un processo ritmico della coscienza e poi oggettivata nella coscienza stessa, e non realmente esterna ad essa. Di conseguenza tutte le cose hanno una realtà convenzionale fissata, ma non una realtà essenziale durevole; sono solo simboli e non la realtà che rappresentano, sono soltanto strumenti di conoscenza e non la realtà da conoscere.
Partendo da un altro punto di vista, possiamo dire che l’Esistenza, o Brahman, ha due stati fondamentali di coscienza: la coscienza cosmica e la coscienza trascendente.
Gli Altronauti – puntata dell’11 Settembre 2020
«Per soffocare in anticipo ogni rivolta, non bisogna essere violenti. I metodi del genere di Hitler sono superati. Basta creare un condizionamento collettivo così potente che l’idea stessa di rivolta non verrà nemmeno più alla mente degli uomini».
Di questo condizionamento parliamo prendendo spunto da una riflessione di Gunther Anders scritta nel 1956 (da cui è tratta la citazione), e della necessità di conoscere se stessi e la propria natura come possibile antidoto e strumento di emancipazione.
A tal proposito, dal min. 50:55 a 1:00:06 proponiamo uno scritto di Hermes che inizia da una domanda essenziale: «È difficile cambiare?».