In questa puntata è ospite de “Gli Altronauti” in collegamento telefonico Alessandro Saudino, counselor olistico, sciamano ed alchimista. Alessandro ci porta la sua testimonianza di un lungo viaggio esistenziale alla scoperta di se stesso, transitato attraverso diverse esperienze che gli hanno permesso di cogliere gli stimoli vissuti interiormente come opportunità di cambiamento.
Con l’ausilio della sua esperienza vissuta, affrontiamo insieme a lui alcuni degli argomenti che hanno caratterizzato le ultime puntate della nostra trasmissione, arricchiti di ulteriori spunti di riflessione nonché suggerimenti di pratica operativa, tra cui i “noccioli dell’Astratto” di Don Juan, l’ascolto, il cambiamento, la ricerca, l’importanza delle emozioni e della relazione che intratteniamo con esse, la presenza “nel presente” come pratica attiva e… la possibilità di vivere la vita quotidiana come un sogno (anziché come un film), ma… da svegli.
Buon ascolto
L’intervento di Alessandro Saudino ha inizio dal 17° minuto.
Il testo letto in apertura, ispirato dal libro “Realtà in Movimento“, si può leggere qui: https://seialtrove.altervista.org/la-pratica-del-lavoro/
“Il Risveglio interiore dell’Essenza consiste nello sforzo di essere presenti alla Vita imparando a discriminare tra i momenti di effettiva Presenza e quelli in cui, immersi in un sogno ad occhi aperti, si è assenti. Lo sforzo cosxiente è il regolo con cui determinare la differenza tra ciò che in realtà siamo e ciò che invece immaginiamo di essere”.
“Lo stato di Presenza è un atto Magico naturale, è la Vita così com’è senza interpretazioni, è Esperienza vivente”.*
Ne parliamo in questa puntata de “Gli Altronauti”, in un dialogo aperto con gli ascoltatori di Radio Cooperativa.
Il nemico principale dell’uomo è lui stesso, e la prigione è la sua stessa ignoranza.
Il vero Valore dell’esperienza umana sulla Terra, l’unica vera Grandezza, non è accessibile attraverso giochi di potere, ricchezza materiale, titoli e onorificenze sociali, ma risiede nell’ampiezza delle domande esistenziali a cui si riesce a dare risolutiva risposta. (*)
Nella puntata di oggi, affrontiamo un quesito di delicata, profonda, forse eterna attualità: Che cos’è la Morte?
(*) continua qui: Una nuova Aurora… 2
Ci sono interrogativi a cui, di solito, gli esseri umani restano indifferenti… Come se un velo paralizzante scendesse a coprire la loro corta capacità di interiorizzazione.
È così urgente sopravvivere e conformarsi all’attuale paradigma sociale, che in genere non perdiamo tempo a chiederci: “Che cos’è la Vita? Chi è l’Uomo in relazione a questa Vita?”.
Così facendo, ci distogliamo dai problemi che in fondo suscitano la nostra stessa grandezza; rinunciamo alla relazione con la nostra Essenza, limitando la vastità di ciò che è, del nostro Essere. (*)
La nuova sfida degli Altronauti è dunque ora rivolta a quesiti di carattere esistenziale, a partire da un’antico ma sempre nuovo interrogativo: Qual è l’origine della Vita?
Gli interventi degli ascoltatori sul tema danno nuova linfa alla nostra ricerca.
Yapos prende spunto da una breve lettura per raccontare la sua esperienza di contatto con l’insegnamento di Hermes, che lo ha aiutato a far luce sulle proprie limitazioni inconsce: veri e propri sistemi di difesa automatica della personalità a cui siamo abituati ma che, spesso, impediscono di cogliere la Realtà in modo recettivo per farne tesoro, limitandoci a vivere esclusivamente il mondo (spesso piccolo) del nostro vissuto esperienziale, ovvero del nostro passato.
Grazie ai contributi degli ascoltatori, vengono affrontati con l’occasione diversi temi, tra cui le relazioni con gli altri, l’ascolto, l’apertura mentale, la rigidità e la flessibilità, la vera ‘maturazione’ interiore.
In questa puntata parliamo del piacere e della Gioia, provando a fornire per entrambi una definizione che possa distinguere queste due diverse espressioni della Vita e dell’Essere, simili forse nel nome ma molto diverse nella sostanza, accogliendo i contributi personali e gli spunti tratti dall’esperienza degli ascoltatori.
L’ispirazione letta nel corso della puntata è tratta da “Avere o Essere?” di Erich Fromm
Avere, Essere. Dicotomia, forse inconciliabile, o necessità di coniugare entrambe queste modalità di vita? In che modo si manifesta, nella nostra vita, l’adesione all’una o all’altra?
Ne parliamo con gli ascoltatori, commentando insieme questo testo tratto dal libro “Avere o Essere?” di Erich Fromm:
“L’avere si riferisce a cose, e le cose sono fisse e descrivibili. L’essere si riferisce all’esperienza, e l’esperienza umana è in via di principio indescrivibile.
Nella seconda puntata della rubrica “Una voce dal silenzio” ascoltiamo la testimonianza di Martina, che racconta come gli eventi della vita l’abbiano portata, già in giovane età, a maturare la necessità di un Lavoro di conoscenza di sé.
La nostra mente ordinaria, logica e razionale, per la sua natura duale, per l’attaccamento ai punti di vista e alle opinioni, non accetta cambiamenti e preferisce, nonostante le difficoltà evidenti, continuare a vivere basandosi sulle proprie (poche) certezze. Certezze basate sulla paura, su illusioni governate dall’ignoranza sistemica, in cui oggi intere stirpi di umani restano impantanati.
Tuttavia al lato opposto un’altra parte spinge al cambiamento, per approcciare la Vita da un punto di vista più vasto, meno basato su ragionamenti e giudizi, più improntato sulle acquisizioni, sulle ispirazioni e sulle Rivelazioni sviluppate giorno dopo giorno, ora dopo ora.
La sfida tra queste due parti ha esito incerto e l’unico modo per uscirne indenni consiste nell’integrare la mente con lo Spirito e l’intelletto con le Intuizioni del Cuore…*
Ne abbiamo parlato in questa puntata degli Altronauti insieme a Daniela Colavitti e agli ascoltatori intervenuti in diretta, toccando temi come la relazione tra la Vita e la morte, l’accettazione dei cambiamenti, la spinta a porci delle domande su noi stessi, la distanza (reale o presunta) tra noi e “gli altri”, e molto altro. Buon ascolto.
Altronauti: puntata di venerdì 13 maggio 2022
Fino a quando si idealizza l’Assoluto non si può uscire dal relativo; è l’integrazione dei due aspetti che ne permette la viva sintesi…
La Realtà sfugge al pensiero associativo, che per sua natura oggettiva attributi, tendenze e obbiettivi da raggiungere; tutto ciò che si ricerca, o si crede di aver perduto, è sommesso alla legge della mancanza e del bisogno.
L’uomo non ama la Verità, bensì l’erudizione della mente, il proprio io con i suoi indefiniti contenuti, la vita della forma cangiante e fluttuante, la gloria della potenza materiale e spirituale basata sulla ricerca compulsiva di potere che garantisca l’idea di benessere e salute fisica.
Non afferrando la Realtà nella sua semplice totalità, che è Assolutezza manifesta, l’uomo attraverso l’immaginazione plasma costrutti formali e incessanti fantasie per modificare la verità inconoscibile del mistero della Vita, al solo scopo di compensare rendendo accettabile la sua inascoltata incompiutezza.*
Ogni processo di Realizzazione amplia la nostra cosxienza e consiste, di volta in volta, nel “reintegrare” l’Essere nella sua essenziale natura.
Non si tratta di imparare nuove nozioni, ma di percepire l’esistenza con altre modalità, risvegliando le capacità e i talenti innati e potenziali e sopiti nell’uomo.
L’erudizione, in particolare in questa era, non conduce mai a vere realizzazioni; la comprensione, e dunque la vera conoscenza, avviene quando “viviamo” su noi stessi un particolare stato di cosxienza fino a renderlo concreto nella Vita come viva esperienza; e questo esula dal mero sapere intellettuale.*
“Ci sono momenti in cui la vita sembra inerpicarsi a tal punto da rendere impossibile l’appiglio a qualsiasi comprensione o soluzione ordinaria.
Un turbine di forti sollecitazioni e sensazioni accese ci spinge a trovare una quiete che deve necessariamente risiedere al di là di tutto ciò che appare, oltre tutto ciò che per convenzione ci sembra vero, dannatamente reale. Questo è il momento in cui l’affidarsi incondizionatamente all’Essenza della vita non è una delle soluzioni, bensì l’unica strada possibile“*.
Da questa riflessione prende spunto la puntata di venerdì 22 aprile, in un dialogo con la ricercatrice indipendente Daniela Colavitti, ospite in studio, arricchito dai numerosi interventi degli ascoltatori. Esperienze vissute si intrecciano così ad esempi tratti dalla quotidianità, con particolare attenzione all’attuale “crisi” mondiale delle coscienze… dietro cui può celarsi una grande opportunità per tutti noi.
«Non dovremmo mai ingannare noi stessi, poiché i nostri pensieri e le nostre intenzioni si riflettono insidiosamente sugli altri».
«Quello in cui sono immerso oggi, ciò che chiamo “la mia esperienza”, è il massimo, l’ideale, su cui strutturare la mia indagine conoscitiva. Il luogo in cui risiedo, le persone con cui lo condivido, le relazioni esterne, sono tutte materiale di studio e di indagine per comprendere i miei mondi interiori. Ogni resistenza, ogni costrizione, ogni processo con cui entro in contatto, è la proiezione di un “qualcosa” o un “qualcuno” che porto dentro».
«Il Lavoro di Autoconoscenza non deve e non può essere un abbandono dell’esistenza, come praticato dagli asceti, ma la perfezione nell’universo attraverso l’esperienza diretta della Vita nella pratica spirituale, e non la fuga dalle difficoltà. È qui, nelle innumerevoli forme della vita, nei nostri corpi, che possiamo svelare la grandezza della Luce divina ed esprimere l’incessante potenza della creazione della Madre Divina».
Ne abbiamo parlato a “Gli Altronauti”, venerdì 1° aprile, intervallando il racconto delle nostre esperienze con le impressioni degli ascoltatori.
«Il Lavoro su di sé non mira all’uscita dal mondo o al raggiungimento di una meta lontana, come viene concepito il Paradiso o il Nirvana, ma punta al cambiamento dell’esistenza in maniera non incidentale ma consapevole, in modo da riportare nella quotidianità quegli stati dell’essere agognati da tanti aspiranti spirituali e religiosi inclini alle alte vette dello spirito con l’inevitabile fuga dal mondo. Spesso la distorsione umana ha ricercato la fine della sofferenza nella liberazione dalla vita, quando invece per stare bene al mondo è necessario realizzare la luce divina presente proprio nella vita, in quel vivere quotidiano che scandisce l’inesorabile battito dei cicli e dunque del tempo».
Ne abbiamo parlato a “Gli Altronauti”, venerdì 25 marzo, intervallando il racconto delle nostre esperienze con le impressioni degli ascoltatori.
Per sapere chi sono, ho bisogno di sapere cosa in me è Reale. L’ostacolo più grande è l’illusione.
Ognuno di noi, così com’è, è sotto l’influenza dell’immagine di sé. Quest’influenza è molto potente e condiziona ogni aspetto della nostra vita…
Ne parliamo in questa puntata, cercando di tradurre queste arcane parole in esempi di vita vissuta al centro Altrove.
Riprendiamo il tema affrontato nella puntata del 4 febbraio, per sondarlo alla luce di nuovi accadimenti ed esperienze. Parliamo dunque della difficoltà ad ammettere i propri errori e i propri difetti, nonché di assumersene la responsabilità, ma anche di come questo atto di sincerità può aiutarci, alleggerirci, sollevarci nella vita di tutti i giorni.
Come sempre, i molti argomenti e le esperienze toccate si intrecciano con le voci degli ascoltatori e con temi di attualità sociale, tra cui il nostro rapporto con il “nuovo”, ovvero il cambiamento, la novità, anche le innovazioni tecnologiche, e non solo…
Quasi mai siamo coscienti delle idee che ci riempiono la mente, anche perché in linea di massima queste idee si strutturano formandosi in accordo a ciò che ci viene insegnato, a tutto quello a cui per abitudine ci conformiamo e che crediamo per convinzione cieca moralmente giusto. Eppure, qualunque cosa si partorisca nella mente, si vedrà manifestata nella vita: sono infatti i pensieri ricorrenti e abitudinari a consolidare e creare ciò che è chiamato karma e destino…
Ne parliamo in questa puntata, intervallando la voce di Altrove con quelle degli ascoltatori che intervengono in diretta.
L’educazione nelle scuole più che alla ripetizione di dati nozionistici e alla cultura della storia nelle diverse materie proposte, dovrebbe mirare innanzitutto a rieducare e a far conoscere la natura interiore degli allievi, così da riorientare e dominare il complesso energetico individuale (pensiero, emozione, istinto) in virtù delle concrete esigenze dell’attuale momento storico.
Fino a quando il giovane non riuscirà a direzionare consapevolmente ed armonicamente le sue energie e a padroneggiare le forze della vita in cui è immerso, si troverà in conflitto con se stesso e di conseguenza renderà conflittuale la società in cui opererà da adulto…*
Comprendere la Legge di Polarità significa semplicemente riconoscere il diritto di esistenza di tutte le cose.
Se l’uomo impara questa regola, ovvero che tutto ciò che esiste è verità in quanto esiste, troverà sempre più pace e tranquillità. Solo così ci si può liberare dalle abitudini, dalle strutture di superficie, dalle fissazioni, ovvero dalle idee fisse, dall’idea di dover combattere a tutti i costi “per” o “contro” qualcosa, tifare per o contro quello, sostenere tizio e andare contro caio.
Chi non è in grado di vivere in armonia con le cose reali accettando, per gradi, che tutto e tutti hanno il diritto di esistere, non potrà mai avviarsi sul sentiero del Risveglio e conoscere la propria Realtà interiore, il proprio Spazio Divino*…
Il desiderio di interrogarsi sulla Vita viene dalla Vita stessa, da quella parte della Vita che è ancora nascosta, dal quel Principio universale che anima l’uomo e lo spinge a superarsi, ad Essere. La Vita ci sprona a interrogarci.
Ci sono molti momenti in cui siamo spronati a chiederci: «Cos’è la vita? Cos’è la Cosxienza? Chi sono io?». Forse abbiamo sentito, sin dall’infanzia, un’indistinta nostalgia di «qualcosa di più», un bisogno profondo, un anelito divino che preme, spreme, comprime, spinge, scalcia per uscire fuori, per mostrarsi, esprimersi, Essere*.
Il tentativo di rispondere a questo profondo interrogativo che nasce da dentro è alla base della ricerca di un nuovo modello esistenziale.
Dalla nascita all’adolescenza sviluppiamo, per naturale evoluzione, una struttura psichica ben precisa che definiamo per convenzione “io”. Si tratta di una struttura formata da una serie di credenze, convinzioni, preferenze, avversioni, che di rado ci capita di mettere in discussione spontaneamente: avere questo coraggio fa invece parte della sfida di conoscere se stessi, per verificare sul campo quanto di ciò che pensiamo corrisponda effettivamente alla Realtà… e darsi una Possibilità per Cambiare.
Dialogo con Alessandro Saudino, alchimista, sognatore e… anima in cammino, che attraverso la sua ampia esperienza di vita offre molti spunti pratici per la conoscenza di se stessi. Tra gli argomenti affrontati:
È possibile vivere in una condizione di ignoranza radicata, profonda e soprattutto acquisita… e non esserne consapevoli?
Inoltrandosi in un percorso di conoscenza di sé, una delle constatazioni più profonde con cui si entra a contatto è che la maggior parte delle informazioni e delle nozioni che abbiamo acquisito attraverso la famiglia, la scuola, i media e l’ambiente in cui siamo cresciuti, ad una verifica empirica risulta spesso incompleta, parziale e molto approssimativa rispetto alla realtà. Eppure, per quanto tempo, prima di accorgercene, abbiamo prestato fede a queste “verità”, facendone i pilastri su cui poggiava la costruzione di tutte le nostre certezze, anche quelle che riguardano “noi stessi”, la “nostra” vita, il “nostro” modo di essere e “chi” siamo veramente…
Ne parliamo in questa puntata, la prima di un ciclo dedicato all’argomento, attraverso l’esperienza del Gruppo Altrove e le considerazioni in diretta telefonica degli ascoltatori.
Come ogni argomento che si desidera approfondire, anche la conoscenza di sé passa attraverso lo studio, che inizia dall’autosservazione, e prosegue con la verifica effettiva attraverso l’esperienza delle informazioni che mentalmente acquisiamo come “vere”.
Ed è attraverso questa verifica che spesso ci si trova ad ammettere che, in assenza di un Lavoro su di sé, ciò che realmente conosciamo di noi stessi è davvero poco, come recita il famoso motto di Socrate…
Il termine ignoto definisce ciò che non è conosciuto, non noto, di cui non si ha alcuna conoscenza o esperienza… tutto ciò che in noi non è conosciuto, sperimentato o identificabile è quindi ignoto.
Il pensiero associativo invece naviga incessantemente in ciò che è conosciuto, sicuro e affidabile, assicurandoci un illusorio senso di permanenza e di durata. Per conoscere noi stessi, però, ci viene richiesto di attraversare la paura del non conosciuto…
«La rivoluzione, nei suoi aspetti violenti, è a vari gradi sempre espressione di scarsità e deficienza.
Essa, infatti, implica che il popolo in generale sia ancora così oppresso dalla mancanza e dalla paura, così non risvegliato mentalmente e così rigidamente controllato da meccanismi di scarsità sociale, religiosa ed economica, che non possa partecipare alla metamorfosi evolutiva della società se non in modo puramente passivo e cieco.
Nella vita di tutti i giorni «possiamo vedere una forma, ma non possiamo conoscerne la natura attraverso i sensi. Il pensiero conosce le forme ma non può afferrare la realtà che è dietro di esse, la realtà di quel che siamo, che appare prima e dopo ogni pensiero o sentimento. Quello di cui facciamo esperienza (suoni, forme, colori, pensieri) non può esistere senza uno sfondo, ma questo sfondo non può essere percepito dai sensi e dunque resta non visto, non sperimentato…».*
Ognuno di noi fa i conti, consapevolmente o no, con un sentimento di sé chiamato «amor proprio». Dopo averne citato le caratteristiche nella puntata del 25 giugno, torniamo a parlarne apportando alcuni esempi pratici di come questo sentimento emerga e ci condizioni negli scambi quotidiani con le altre persone e nelle dinamiche della vita, commentandoli attraverso l’esperienza del Gruppo Altrove e le impressioni degli ascoltatori.
«Non ci siamo mai chiesti cosa sia la morte, con tutto il nostro essere. Viene sempre presa in considerazione nei termini della sopravvivenza, come se fosse la continuazione della vita in una catena o con un movimento incessante. Ma la sopravvivenza è solo sopravvivenza di ciò che è conosciuto. Agiamo dal conosciuto al conosciuto. Desideriamo la continuità e ci attacchiamo alla sopravvivenza senza mai interrogarci sulle origini di questo desiderio…».
«Quello che un uomo dice dovrebbe sempre passare in secondo piano rispetto a ciò che è e a ciò che fa. Nell’enfasi di quest’epoca priva dei valori essenziali e di reali punti di riferimento, sembra invece che conti solo ciò che uno dice e che, in fondo, spesso non fa…».
Essere sinceri e leali a se stessi è il vero metro di misura per chi si orienta in un cammino rivolto al Vero, soprattutto quando questa intima lealtà comporta la rinuncia a schemi, parvenze, maschere che nel tempo abbiamo imparato ad adottare per convenienza e per sopravvivenza sociale. Insieme alle esperienze del Gruppo Altrove, impressioni e opinioni degli ascoltatori arricchiscono la puntata di molti validi spunti di riflessione.
«Imparare ad essere veri è un Lavoro a tempo pieno. Non funziona se lo praticate saltuariamente, e per prendervi questo tipo di impegno bisogna che amiate ed apprezziate la Realtà. Dovete voler essere veri ad ogni costo. Dovete amare la verità, anche se non vi piace quello che pensate di essere in un determinato momento. Questo genere d’Amore è la motivazione più potente, la vera Aspirazione per il Lavoro interiore…».
Cosa significare realmente essere veri, sinceri, essere “noi stessi”? Quali sono le implicazioni e le difficoltà che troviamo nel provare a mettere in pratica quotidianamente questo impegno così profondo? E soprattutto a cosa dovremmo… rinunciare?
In questa puntata ci soffermiamo sul rapporto che, anche da adulti, la nostra emotività infantile instaura con l’autorità, spesso rappresentata non solo da quelle forze restrittive che ci impediscono di fare ciò che intimamente desideriamo – presentandosi come un nemico da combattere o un padrone a cui asservirsi – ma anche dalle persone che amiamo di più e con cui instauriamo un rapporto di dipendenza.
Siamo veramente «Liberi» di esprimere noi stessi in pieno come Esseri Umani, o la nostra libertà è solo “di nome” mentre invece siamo intimamente condizionati dalla necessità di adattarci al nostro passato, all’idea che abbiamo di noi stessi e di come vorremmo apparire, ad una società che ci permette di sopravvivere al suo interno se ci conformiamo ad essa?
In che misura permettiamo che attraverso le nostre vite “vivano” fantasmi del passato, desideri irrealizzabili, proiezioni delle nostre ombre, rinunciando ad essere chi siamo realmente e lasciando che tali ospiti, spesso indesiderati, prendano possesso della nostra dimora?
Conoscere le cose non basta a poter cambiare la propria realtà. Affinché ogni verità possa sedimentarsi in noi e darci la possibilità di utilizzarla come strumento auto-conoscitivo, è necessario un tempo di maturazione che passa attraverso l’esperienza. Diversamente, la convinzione di potercela fare da soli, che l’ego spesso ci suggerisce, non ci rende più “liberi” nella vita di tutti i giorni, ma accresce il peso della maschera sociale che indossiamo (la personalità) a discapito della nostra vera Essenza.
Vi sono molte forme sottili di negatività che sono così comuni che di solito non sono riconosciute come tali, come l’impazienza, l’irritazione, il nervosismo e l’ “essere stufi”. Esse costituiscono l’infelicità di fondo che, in molte persone, è lo stato interiore predominante, sebbene spesso non venga scorto nelle attività quotidiane.
Ne parliamo in questa puntata, attraverso alcuni spunti tratti dall’esperienza di Eckhart Tolle e con l’arricchente contributo degli ascoltatori.
Gli Altronauti – puntata di venerdì 26 febbraio 2021
Proseguiamo il cammino intrapreso nella puntata precedente, prendendo spunto dalle considerazioni dello psicanalista e sociologo Erich Fromm su «avere» ed «Essere» come due modalità differenti di approccio alla vita.
In particolare, nella prima parte della puntata affrontiamo l’idea di «vita attiva» e «vita passiva» di alcuni sapienti antichi (come Aristotele, Tommaso d’Aquino, Spinoza), chiedendoci se le loro concezioni di «felicità», «sofferenza», «salute», «Libertà», «ragione» non possano essere valide anche oggi…
Gli Altronauti – puntata di venerdì 19 febbraio 2021
«L’avere si riferisce a cose, e le cose sono fisse e descrivibili. L’essere si riferisce all’esperienza, e l’esperienza umana è in via di principio indescrivibile».
Attraverso alcune riflessioni del famoso psicanalista tedesco Erich Fromm, tratte dal suo libro Avere o Essere?, facciamo luce su una modalità di vita e di visione della realtà tutt’oggi ancora poco esplorata e… ancor meno praticata: la modalità dell’Essere.
In particolare, nel corso della puntata ci soffermiamo su…
Gli Altronauti (Radio Cooperativa): puntata di venerdì 1° Gennaio 2021
Una cosa è immaginare i modelli possibili di una nuova società, e tutt’altra cosa è proporre “direttive” per l’azione durante il lungo processo di transizione dallo stato attuale dell’umanità a una condizione globale e armonica dell’esistenza umana. Individui profondamente scontenti e ribelli, e ancor di più il popolo oppresso e/o affamato della Terra, bramano o chiedono con insistenza di agire. Ma che tipo di azione e a quale livello?
Gli Altronauti (Radio Cooperativa): puntata del 25 dicembre 2020
Puntata speciale: diretta ‘natalizia’ con il maestro di Cabalà Nadav Crivelli (fondatore della scuola Leitiel Leitiel), che in collegamento dall’estero ci accompagna a conoscere un sentiero sapienziale molto antico, da cui poter trarre utili spunti e strumenti di autoconoscenza per affrontare la vita quotidiana.