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REALTÁ ONNIPRESENTE

Aurobindo giovaneUna volta ammesso il diritto del puro Spirito di manifestare in noi la sua assoluta libertà, e il diritto della Materia d’essere la forma della nostra manifestazione, dobbiamo trovare la verità che possa riconciliare questi apparenti opposti.
Nella coscienza cosmica, la Materia diventa reale per lo Spirito e viceversa. La Materia si rivela come la forma e il corpo dello Spirito; lo Spirito si rivela come l’anima, la verità e l’essenza della Materia. La Vita e la Mente si rivelano come aspetti e strumenti dell’Essere Cosciente supremo. Alla luce di questa concezione possiamo intravedere la possibilità di una vita divina sulla terra.
Il Brahman silenzioso e il Brahman attivo sono l’unico Brahman sotto due aspetti, e ciascuno è necessario all’altro. Le limitazioni che imponiamo al Brahman derivano da un’insufficienza d’esperienza nella mente individuale che si concentra su un solo aspetto dell’Inconoscibile e passa immediatamente a negare o denigrare tutto il resto.
È possibile per la coscienza, nell’individuo, entrare in uno stato in cui l’esistenza fenomenica sembra dissolta e perfino il Sé sembra diventare una concezione inadeguata. Ma questa non è la pienezza della nostra esperienza ultima, né la verità unica che esclude tutto il resto. Lo stesso Nirvana è compatibile con un’azione priva di desiderio e tuttavia efficace.
L’Inconoscibile è per noi Qualcosa di supremo, meraviglioso e ineffabile che ci guida da una realtà a una realtà più vasta e profonda fino a farci scoprire la più vasta e la più profonda di cui siamo capaci. Il Brahman è una realtà onnipresente, non un’onnipresente causa di persistenti illusioni.
Il vero Monismo è quello che riconosce tutto come l’unico Brahman e non divide la Sua esistenza in due entità incompatibili, un Sé reale e una Maya irreale eppure eterna. Se è vero che solo il Sé esiste, tutto è il Sé.
Brahman è indivisibile, in tutte le cose, e qualunque cosa esista, è stata in definitiva voluta dal Brahman. È solo la nostra coscienza relativa che cerca di liberare il Brahman dalla responsabilità verso Se stesso e le sue opere erigendo un principio opposto, origine del male.
Partiamo quindi dal concetto di una Realtà onnipresente di cui né il Non-Essere né l’universo sono negazioni che annullano; essi sono piuttosto due diversi stati della Realtà. Tutti i dualismi dell’universo devono essere risolti in quei termini superiori. E se questo Sé, Dio o Brahman non è un potere ristretto, ma il Tutto autocosciente, deve esserci in lui una buona ragione per manifestarsi nel Divenire cosmico.

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