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L’ENIGMA DI QUESTO MONDO – PARTE 3

– Continua dalla seconda parte (clicca qui) –

       Ciò che è inerente alla forza dell’essere si manifesta come divenire; ma quale sarà la manifestazione, le sue condizioni, l’equilibrio delle sue energie, l’ordinamento dei suoi principi dipende dalla coscienza che agisce nella forza creatrice, dal potere di coscienza che l’Essere libera da se stesso per la manifestazione. È nella natura dell’Essere poter graduare e variare i propri poteri di coscienza e determinare, secondo i gradi e le variazioni, il proprio mondo o il livello e la portata della propria rivelazione. La creazione manifestata è limitata dal potere a cui appartiene, vede e vive accordandosi ad esso; essa può vedere di più, vivere con più potere e cambiare il suo mondo solo aprendosi o muovendosi verso un più grande potere di coscienza che sia sopra di essa, o facendolo discendere. Questo è quanto sta accadendo nell’evoluzione della coscienza nel nostro mondo, un mondo di materia inanimata che, sotto la spinta di queste necessità, produce un potere di vita e un potere mentale che apportano in esso nuove forme di creazione, e che ancora si sforza di produrre e di far discendere in sé qualche potere supermentale. È inoltre un’operazione della forza creatrice che si muove fra due poli di coscienza: da un lato una coscienza segreta, interiore e al di sopra, che contiene in sé tutte le potenzialità di luce, pace, potere e beatitudine, là eternamente manifeste, qui in attesa di realizzarsi; dall’altro, una coscienza esteriore, in superficie e al di sotto, che parte dall’apparente opposto d’incoscienza, inerzia, sforzo cieco e possibilità di sofferenza, e cresce ricevendo dentro di sé sempre più alti poteri che la costringono a sempre ri-creare la sua manifestazione in termini più vasti, in modo che ognuna di queste nuove creazioni esprima qualcosa della potenzialità interiore e renda sempre più possibile far discendere la Perfezione che attende al di sopra. Finché la personalità esteriore, che chiamiamo noi stessi, è centrata nei poteri inferiori della coscienza, la nostra esistenza, il suo scopo e la sua necessità sono per noi un enigma insolubile; se per caso qualche bagliore della verità viene dato a quest’uomo mentale esteriore, egli l’afferra solo imperfettamente e probabilmente l’interpreta male, lo usa e lo vive in maniera sbagliata. Il vero sostegno del suo cammino sta più nel fuoco della fede che in qualche accertata e indubitabile luce di conoscenza. Solo elevandosi a una coscienza superiore oltre il confine mentale, e quindi ora per lui supercosciente, egli può emergere fuori della sua incapacità e della sua ignoranza. La sua completa liberazione e illuminazione verranno quando avrà oltrepassato quel confine e sarà entrato nella luce di una nuova esistenza supercosciente. Questa è la trascendenza a cui aspiravano i mistici e i ricercatori spirituali
       Ma questo, in sé, non cambierebbe nulla nella creazione quaggiù: l’evasione dal mondo di un’anima liberata lascia il mondo immutato. Tuttavia questo attraversamento del confine mentale, se rivolto non solo a uno scopo di ascesa, ma anche di discesa, significherebbe la trasformazione del confine da quello che è adesso — un coperchio, una barriera — in un passaggio per i poteri superiori di coscienza dell’Essere che ora sono al di sopra. Significherebbe una nuova creazione sulla terra e l’intervento dei poteri superiori che rovescerebbero le condizioni di questo mondo; produrrebbe inoltre una creazione proiettata nel pieno flusso della luce spirituale e supermentale al posto di una creazione che, fuori dall’oscurità dell’incoscienza materiale, emerge nella semiluce della mente. Solo in un pieno flusso dello spirito realizzato l’essere incarnato potrebbe conoscere, con tutto ciò che questo comporta, il significato e la necessità temporale della sua discesa nelle condizioni dell’oscurità e, allo stesso tempo, dissolverle tramite una loro luminosa trasmutazione in una manifestazione, qui sulla terra, del Divino rivelato e non più velato, o travestito o apparentemente deformato.

Tratto da: Sri Aurobindo, Lettere sullo Yoga, Vol. I, Edizioni Arka

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